Proposte per la ripresa socio-economica del territorio aquilano

Questo documento deve intendersi parte integrante della proposta avanzata nel mese di luglio al Ministro Fabrizio Barca e al Sig. Sindaco Massimo Cialente.

La fine della fase emergenziale sta ridisegnando la precedente governance, con il passaggio delle competenze all’Ente Comunale, il quale avrà maggiore autonomia gestionale e decisionale, e pertanto assumerà su di sé anche il compito di progettare politiche di sviluppo socialmente sostenibili.

A tal riguardo urge sottolineare come la disoccupazione, i bassi livelli di reddito, l’inefficienza della rete sociale, la mancanza della fruibilità degli spazi, il degrado ambientale e abitativo, costituiscono allo status quo fattori che possono determinare nel lungo periodo “circoli viziosi”  tali da far ritardare la ripresa socio-economica del territorio aquilano.

Gli attuali cambiamenti legati al mercato del lavoro, la crescente integrazione economica, e soprattutto un’eventuale fallimento delle politiche pubbliche legate al post-sisma, potrebbero innescare un processo di sperequazione tale da assumere  forme patologiche di esclusione sociale.

Invero come rilevato dal Ministro per la Coesione Territoriale (cfr “L’Aquila 2030 una strategia di sviluppo economico”) “La ricostruzione non risolverà di per sé nessuna delle carenze che la struttura socio-economica di L’Aquila presenta e che si sono formate nei decenni precedenti. Appena il processo di ricostruzione rallenterà, avviandosi verso il suo completamento, queste carenze si manifesteranno in termini di stagnazione e declino economico. Ma, a quel punto, alla fine di questo decennio, potrebbe essere troppo tardi per concepire e attuare interventi in grado di evitare una prolungata fase di decadenza economica della città”.

La recessione economica in atto sul territorio nazionale, risulta essere particolarmente incisiva per l’economia del “cratere”.

Sintomatico che nel 2011, rispetto alle altre Province Abruzzesi, la Provincia di L’Aquila è l’unica a far registrare una significativa impennata del tasso di disoccupazione (dal 7% all’8,3%), in controtendenza rispetto alla tendenza regionale (fonte: CRESA, Economia e Società in Abruzzo, Rapporto 2011).

Il basso tasso di natalità, l’invecchiamento della popolazione unitamente ai bassi trattamenti pensionistici – nel 2009 le pensioni di importo inferiore a 500 euro mensili sono nella Provincia di L’Aquila pari al 45,2% mentre in Italia questa percentuale è pari al 37,9% (fonte: CRESA, Economia e Società in Abruzzo, Rapporto 2011) – potranno incidere perniciosamente sulla tenuta socio-economica della Città.

Occorre altresì mettere in luce un altro aspetto non secondario e già ampiamente trattato nella proposta di luglio, ovvero la crescente disparità nella distribuzione dei redditia tal riguardo, registriamo che l’indice di concentrazione di Gini, calcolato sui redditi familiari equivalenti, nell’anno 2009 è risultato essere pari allo 0,274 leggermente inferiore alla media nazionale (0,312)” ma in aumento rispetto al 2008 (0,263) (fonte: Istat, Noi Italia 2012).

Tali  fattori, unitamente ad una bassa domanda interna, alle difficoltà di accesso al credito, ad una burocrazia elefantiaca e all’entità  dei costi amministrativi, stanno determinando e determineranno delle vere e proprie barriere alla promozione di nuove attività imprenditoriali.

In questo contesto chiediamo che si attivi un programma integrato che si proponga di attenuare questi ostacoli intervenendo in diversi ambiti.

Per generare un territorio fertile alle relazioni socio economiche,  sarà pertanto necessario alimentare un nuovo sentimento imprenditoriale basato su un comune orientamento alla diffusione della conoscenza, all’avvio di un processo d’integrazione culturale e di marketing territoriale. Saranno necessarie politiche volte a bilanciare crescita economica, coesione sociale e protezione ambientale.

Invero al fine di rivitalizzare l’economia aquilana dal declino chiediamo che venga promosso un processo di creazione d’impresa (c.d. incubatori d’impresa) in settori competitivi, attraverso l’offerta di condizioni vantaggiose di servizi fondamentali per le attività economiche.

All’uopo chiediamo che vengano destinati i fondi previsti dal c.6, art 67 quater della  Legge 7 agosto 2012 n. 134 che rimanda all’art. 14 del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito in legge 24 giugno 2009, n.77, che a sua volta richiama l’art, 18, comma 1, lettera b-bis  del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2.

Di talché mediante l’utilizzo del Fondo per la competitivita’ e lo sviluppo di cui

all’articolo 1, comma 841, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, chiediamo che siano sostenute nuove attività imprenditoriali che si occupino di promuovere la sostenibilità , la riconversione energetica, la ricerca attraverso  e oltre il processo di ricostruzione,  che  si occupino di valorizzare e promuovere il territorio al fine di incentivare il turismo mettendo a sistema le potenzialità locali.

Siamo convinti che queste proposte, se applicate, creerebbero nuove opportunità oltreché servizi per tutta la comunità, dando nuove prospettive e mezzi concreti per la realizzazione di idee e progetti delle tante menti che continuano a dover abbandonare questo territorio per mancanza di possibilità, spazi, ascolto.

Dopo il terremoto le tante energie e idee che sono nate autonomamente e autonomamente sono cresciute – attraverso numerosi ostacoli – trasformando in maniera partecipata e creativa il tessuto del nostro territorio, rappresentano la dimostrazione che capacità e competenze non mancano a questo territorio, ma bisogna avere il coraggio di sostenerle.

In secondo luogo, un contesto sociale profondamente mutato in conseguenza del sisma, richiede di dotarsi di adeguati strumenti di analisi sociale del territorio, propedeutici a fornire adeguate risposte nella reale dimensione sociale attuale.

La nostra quotidiana esperienza sul territorio ci consente già di rilevare un assoluto bisogno di maggiore prossismità dell’intervento sociale senza la quale si continuerà erroneamente a interpretare il forte disagio presente in termine di ordine pubblico. Niente di più pericoloso per raggiungere il baratro.

D’altronde  registriamo un aumento costante e continuo dei trattamenti sanitari obbligatori, a dimostrazione appunto di come il disagio sociale si stia trasformando in qualcosa di molto più grave.

Tanto premesso, chiediamo che parte delle risorse finanziare sbloccate dal CIPE nel mese di luglio e assegnate alla Regione Abruzzo per gli “obiettivi di servizio”  siano utilizzate per rafforzare la coesione sociale sul territorio, incentivando la formazione di cooperative sociali al fine di promuovere servizi socio-assistenziali e soprattutto di salute di comunità.

L’Aquila, li 27 settembre 2012

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