La nostra proposta di emendamento per la legge quadro il Ministro per la coesione territoriale Prof. Fabrizio Barca

Abbiamo inviato ai collaboratori del Ministro per la Coesione Territoriale una proposta di emendamento da inserire nella cosiddetta “Legge Barca”.
La nostra proposta prevede la creazione di un fondo per l’economia e per il sociale, volto alla creazione di nuove opportunità lavorative per i giovani, nei settori chiave della rinascita del territorio: culturale, sociale, ambientale, turistico, sportivo, della ricerca, della eco-sostenibilità, della tutela della salute di comunità.
Il fondo, sotto il diretto controllo del Ministero che ne garantirà un’amministrazione ed una assegnazione trasparente, favorirebbe la nascita di cooperative e imprese, e la creazione di nuove figure professionali, per le fasce sociali più deboli: giovani, disoccupati, cassa-integrati e precari, anche attraverso partenariati tra pubblico e privato.
Per la creazione del fondo proponiamo le decurtazione di una piccola percentuale sugli appalti di costruttori e tecnici che lavoreranno nella ricostruzione (progettisti, amministratori di condominio, presidenti di consorzi), applicata in maniera progressiva rispetto al numero di appalti/pratiche gestiti/e.
Di contro sarà garantito a questi soggetti tempi ridotti e certi nelle modalità dell’erogazione dei pagamenti.
In questo modo le risorse che arriveranno nel nostro territorio durante il processo di ricostruzione saranno in parte redistribuite e contribuiranno al rilancio economico, sociale, ambientale e culturale di tutto il cratere.
Altrimenti di questo passo si corre il rischio che alcune fasce sociali si arricchiscano mentre altre, in particolare i giovani, siano costrette a lasciare il territorio in cerca di prospettive ed opportunità di lavoro.
Siamo convinti che questa proposta, se applicata, creerebbe nuove opportunità oltreché servizi per tutta la comunità, dando nuove prospettive e mezzi concreti per la realizzazione di idee e progetti delle tante menti che continuano a dover abbandonare questo territorio per mancanza di possibilità, spazi, ascolto.
La nostra visione è opposta, fare della ricostruzione de L’Aquila un laboratorio di sperimentazione delle migliori pratiche nazionali ed europee, nei campi della cultura, dell’ambiente, del sociale. Dopo il terremoto tante energie e idee sono nate autonomamente e sono cresciute, attraverso numerosi ostacoli, trasformando in maniera partecipata e creativa il tessuto del nostro territorio, è la dimostrazione che capacità e competenze non mancano a questo territorio, ma bisogna avere il coraggio di sostenerle.

 

in merito a “Misure urgenti per la chiusura della gestione dell’emergenza determinatasi nella Regione Abruzzo a seguito del sisma del 6 aprile 2009, nonché per la ricostruzione, lo sviluppo e il rilancio dei territori interessati”

premesso che

Un’analisi sulla ricostruzione post-terremoto non può non imporre una riflessione sull’aspetto socio – economico del territorio aquilano e in particolare sui risvolti negativi che potrebbero determinarsi dalla cattiva gestione delle risorse economiche impegnate.

Invero è bene riflettere come l’iter di ricostruzione  sia a conti fatti ad appannaggio solo di determinate categorie professionali e nella fattispecie, ingegneri, architetti e  costruttori, con l’esclusione di tante professionalità e maestranze locali, soprattutto “giovani aquilani” che potrebbero benissimo trovare nella ricostruzione un’opportunità per contribuire attivamente alla tanto agognata crescita socio-economica di cui questo territorio (ed il Paese) ha estremamente bisogno.

Tutt’altro che remota è la possibilità che in ultimo questo flusso di finanziamenti possa determinare  forti disuguaglianze sociali ancor più accentuate e profonde rispetto alla realtà pre-sisma, occorrono quindi interventi ed azioni che ri-considerino parte dei fondi stanziati.

Pertanto al fine di  arginare l’esclusione sociale e i nuovi fenomeni di povertà sarà utile prendere in considerazione l’opportunità che una percentuale dei compensi previsti per i progettisti e per le imprese edili  possa essere stornata a favore di politiche di sostegno all’occupazione, aiutando i tanti aquilani disoccupati e precari ad inserirsi nel mercato del lavoro, nei settori: culturale, sociale,  turistico,  alimentare,  ambientale e dell’eco-sostenibilità.

Come rilevato dalla stessa Banca d’Italia (cfr. L’Economia dell’Abruzzo 2012)  assistiamo in Abruzzo ad un indebolimento costante della dinamica del reddito e dei consumi, ad un peggioramento delle condizioni di accesso dei giovani al mercato del lavoro, ad una riduzione per le famiglie del tasso di crescita della propria ricchezza, tutti fattori che stanno determinando e determineranno nuove forme di povertà e che nel “Territorio Aquilano” si accentueranno con l’esaurimento dei fondi per l’assistenza alla popolazione, che insieme alle altre misure di sostegno, quali la sospensione delle imposte e le varie provvidenze per i lavoratori, hanno costituito nella fase emergenziale un ammortizzatore sociale e un paracadute per tante famiglie aquilane.

L’uscita dalla crisi reale è ancora lontana, i suoi effetti continueranno ancora a lungo e ci porteranno ad avere un Paese depauperato del proprio patrimonio industriale, delle risorse da investire, e da un peggioramento delle condizioni lavorative.

Essendo quella aquilana un’economia prevalentemente fondata sui servizi pubblici, il processo di deterritorializzazione richiamato dal Prof. Calafati, che il Governo ha già messo in atto per venire incontro alle esigenze di riduzione della spesa pubblica, inciderà ulteriormente  sull’economia del nostro territorio e in particolare sul ricambio generazionale che le strutture pubbliche hanno tendenzialmente sempre garantito.

Di tal che nel territorio Aquilano, più che altrove, le premesse sono tali per cui potremmo assistere ad un aumento nel corso degli anni della disuguaglianza della distribuzione del reddito.

Infatti coloro che parteciperanno attivamente alla ricostruzione fisica della città vedranno sostanzialmente il proprio tenore di vita aumentato o quanto meno mantenuto, mentre coloro che ne rimarranno fuori e decideranno di non emigrare si vedranno costretti a dover affrontare un mondo del lavoro precarizzato e con bassi salari.

Pertanto sarà urgente intervenire con politiche di sostegno all’occupazione e al reddito delle nuove generazioni, con forme anche diverse dalle tradizionali, che nella maggioranza dei casi si sono risolte in meri palliativi.

Si propone

di intervenire con la costituzione di un fondo all’interno del quale far confluire le risorse finanziarie ottenute dalla decurtazione delle parcelle/appalti dei professionisti, ingegneri, architetti, presidenti dei consorzi, amministratori di condominio e dei costruttori.

Pertanto ai compensi spettanti ai suddetti soggetti, che rientrano tra le spese ammissibili a contributo, si dovrà applicare una decurtazione progressiva in funzione del numero di pratiche/appalti gestite/i.

Di contro, saranno garantiti ai detti soggetti, tempi ridotti e certi nei pagamenti, velocizzando gli attuali tempi di liquidazione.

Tale fondo non dovrà essere rimesso né al Comune, né a nessun altro Ente Territoriale ma sarà gestito da un comitato o società costituito/a ad hoc,  di cui il Ministro per la Coesione Territoriale sarà garante.

Le risorse dovranno essere vincolate ad attuare politiche di sostegno all’occupazione giovanile e all’inclusione sociale; ovvero dovranno essere utilizzate per favorire la creazione di micro- imprese e cooperative nei settori che possono apportare un contributo anche minimo, ma reale, allo sviluppo economico-sociale, ambientale e culturale del territorio, in un contesto di salvaguardia della salute di comunità.

Ad esempio cooperative/imprese/figure professionali:

– che, in un’ottica di partenariato tra pubblico e privato, si occupino della gestione, manutenzione, conservazione e valorizzazione del Piano C.A.S.E.;

– che si occupino di valorizzazione e promozione del territorio sostenibile e che abbiano il fine di incentivare il turismo e rilanciare la cultura laica e religiosa del territorio;

– che mettano a sistema le potenzialità del Gran Sasso e della montagna aquilana;

– che si occupino di offrire servizi agli universitari soprattutto fuori sede con finalità d’integrazione e di scambio culturale;

– che si occupino di promuovere la sostenibilità, la riconversione energetica del territorio, la ricerca, attraverso e oltre il processo di ricostruzione

– che, all’interno del sistema sanitario nazionale, si occupino di salute di comunità al fine di fornire servizi di assistenza sociale attraverso la formazione di nuove figure specializzate operanti nella prossimità sul territorio nel campo delle tossicodipendenze e la salute mentale.

Per operare nella prossimità è necessaria allo stesso tempo la creazione di spazi attrezzati di ricovero notturno e spazi attrezzati dove nel quadro delle tossico-dipendenze, il personale possa operare nell’ambito di una politica effettiva di riduzione del danno e fornire l’assistenza necessaria agli utenti, da parte di team specializzati.

Dovranno infine essere finanziati interventi di inclusione sociale, che vadano dalla formazione del capitale umano al sostegno delle giovani coppie e dei giovani professionisti.

2 commenti

  1. La proposta di attingere ai compensi professionali dei Professinisti è folle e proveniente da una persona che non conosce bene lo stato reale della situazione dei Professionisti nella ricostruzione del territorio aquilano post-sisma. I Professionisti, si rammenta, subiscono già una riduzione dei compensi elevata pari al 30 percento dei compensi con una maggiorazione degli onorari di appena il 20 percento. Essi sono costretti ad anticipare le spese per almeno un anno, un anno e mezzo considerata la scellerata e deludente gestione delle pratiche da parte della cosiddetta filiera e del Genio Civile che non consentono di attuare i progetti in modo repentino e rallentano pertanto l’incasso delle competenze professionali ed il rientro e ristoro di quanto anticipato. Le operazioni di rilievo dello stato attuale di un fabbricato, le quali costituiscono una fase fondamentale nell’acquisizione delle conoscenze dell’organismo edilizio da consolidare e migliorare nel comportamento sismico, sono compensate in modo ridicolo, neanche un quarto di quanto veniva riconosciuto nella ricostruzione post sisma delle regioni Marche ed Umbria, costringendo i Professionisti a ridurre i compensi per ogni prestazione ed ottenere cosí un equo compenso per le figure che svolgono i rilievi. I ritardi della filiera hanno messo a terra il mio studio professionale ed anche la mia famiglia dal punto di vista finanziario come mai accaduto in venticinque anni di dignitosa attività professionale! E devo sentire che c’è qualcuno che propone ulteriori tagli ai compensi dei Professionisti? Ma perchè non vengono applicati i consueti ribassi d’asta alle gare di appalto, seppur private, con le quali gli aquilani affidano i lavori delle proprie case? Un ribasso medio del 10percento, del tutto realistico da pensare, porterebbe lo Stato ad un risparmio assai e ben più alto di quello ottenibile dai tagli dei compensi ad Ingegneri, Architetti,Geometri e di quanti altri Professionisti impegnati nella ricostruzione post sisma. Voglio fermarmi qui e non ho più voglia di andare oltre nel commentare una esperienza di ricostruzione aquilana malgestita, con tempi lunghissimi per l’apertura dei cantieri e per il rientro degli aquilani nelle proprie case rispetto al periodo di consegna dei progetti esecutivi. Situazione vergognosa rispetto alla mia esperienza di Professionista impegnato nella ricostruzione post sisma della regione Marche.

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