Murales a Collemaggio, associazioni nell’ex ospedale: “Si spendono 57mila euro per nascondere l’abbandono”

In questi giorni sta facendo discutere in città la volontà, da parte dell’amministrazione comunale, di sostituire un murale raffigurante Joe Strummer sul muro di contenimento di fronte al terminal di Collemaggio, voluto nel 2012 dallo stesso comune dell’Aquila, con l’effigie di Celestino V.

Per questa “opera” sono stati stanziati 57mila euro, di cui la maggior parte messi a disposizione dal comune (30mila) e la restante parte provenienti dai fondi Restart. L’amministrazione, peraltro, si riserva il diritto di procedere per affidamento diretto a “imprese edili e affini”, che possano ristrutturare il muro e coinvolgere gli artisti per la realizzazione del murale su Celestino.

Questa operazione viene sbandierata come “operazione culturale e turistica”, ma non è altro che l’ennesimo tentativo, da parte dell’amministrazione Biondi, di patinare l’apparenza dello spazio pubblico aquilano, tentando goffamente di nascondere la negazione stessa dello spazio pubblico, oltre che di un dibattito cittadino partecipato e reale.

Tutto ciò, infatti, avviene stanziando un budget spropositato, su un muro oltre il quale insistono da anni associazioni e servizi sanitari lasciati al colpevole abbandono e al degrado. In un parco dove cadono alberi, manca totalmente l’illuminazione notturna e decine di palazzi e container sono aperti, danneggiati e abbandonati. In un parco dove da decenni giacciono i dati sensibili di migliaia di persone, già detenute nell’ex manicomio, senza che nessuno se ne curi. In un parco a pochi metri da un bellissimo orto botanico anch’esso abbandonato. In un parco dove ormai più di 5 anni fa elaborammo una proposta concreta e fattibile, il “parco della Luna”, a oggi inattuata dall’attuale amministrazione.

In questo contesto di vera e propria scelleratezza istituzionale, si stanziano quasi 60mila euro per mettere a posto il muro esterno, la “copertina” che mira a nascondere ciò che non è stato fatto, prevedendo persino un budget per l’illuminazione notturna del murale, mentre dall’altra parte del muro 19 ettari di parco urbano rimangono al buio da anni. Uno spregevole specchietto per le allodole, che non possiamo che rifiutare, noi che da anni denunciamo la situazione e veniamo puntualmente ignorati.

Come se tutto questo già non bastasse, su quelle mura che per anni hanno ospitato l’ospedale psichiatrico e quindi contenuto migliaia di cittadini e cittadine, deturpandoli della loro dignità, l’amministrazione ha deciso di raffigurare Celestino V, personaggio e simbolo religioso.

La nostra Costituzione si basa sui valori della laicità (oltre che dell’antifascismo), ma un capoluogo di regione si permette di dare il benvenuto alla città – ammesso mai che qualche turista arrivi al terminal di Collemaggio – con un simbolo religioso sulle sue mura pubbliche. Anziché programmare la raffigurazione di Franco Basaglia, Franca Ongaro o di altri personaggi che abbiano combattuto per la libertà, l’uguaglianza, il rispetto e la solidarietà.

Fa rabbia sapere che le priorità di tale amministrazione non siano quelle di stanziare soldi per migliorare e rendere sicuro un posto attraversato da migliaia di persone e associazioni che operano per sanare le lacune sociali ma piuttosto quelle di spendere soldi per cavalcare l’onda del consenso religioso.

Un’operazione che potrebbe avvenire attraverso la cancellazione del murale raffigurante Joe Strummer e la scritta “Stay free”, altro simbolo di emancipazione, disegnato da DesX, oltre che cancellando gli altri disegni realizzati nello stesso periodo, attraverso i quali numerosi writers aquilani avevano manifestato la vicinanza alla loro terra colorandola. Un’operazione allora costata meno di 2mila euro, non 57mila. Opere che, a dieci anni dalla realizzazione, andrebbero recuperate e valorizzate, non cancellate. Perché rappresentano un tratto colorato e urban della città, il segno distintivo che al di là dei vuoti slogan da marketing politico, L’Aquila può aprirsi davvero al mondo, ad altre culture e controculture.

E invece si decide di spendere tutti questi soldi, ironia della sorte a poche ore dal crollo di un altro muro (vicino la piscina comunale), a causa della pioggia, simbolo grottesco di quanto sia fragile la narrazione dell’Aquila patinata.

Siamo agli sgoccioli del mandato del sindaco Biondi, arrivato a palazzo Fibbioni dopo Cialente, con il quale peraltro non ci siamo mai risparmiati il confronto, spesso duro, con onestà intellettuale e senso della pratica politica reale.

A differenza, invece, dell’attuale sindaco e della sua giunta, che hanno governato per 5 anni all’insegna di una chiusura e di un approccio ciecamente ideologico, attraverso una narrazione finta e patinata della “città rinata”, guidati perennemente da una quantità imbarazzante di fuffa, di rancore fascistoide, di incapacità di aprirsi oltre la città. Altro che “rompere i meccanismi”, sono stati 5 anni di conservazione dello status quo, e anzi di rafforzamento delle relazioni con i potenti e di meccanismi di potere che da sempre devastano la nostra città.

Dopo la distruzione del Festival della Montagna – evento che aveva richiamato da fuori città e regione migliaia di persone – la cacciata del Festival della Partecipazione, il “daspo” per personaggi come ZeroCalcare e Saviano (in nome della città “nobile e aristocratica”), le migliaia di euro a Jerry Calà, i meccanismi dubbi di certe istituzioni “culturali”, i finanziamenti a pioggia che nulla producono, gli eventi che servono solo a patinare la narrazione della città, oggi si aggrediscono gli artisti figli della stessa città, nel nome di una riqualificazione anti-laica che ci sembra riportare al medioevo.

Riteniamo che in città ci debba essere spazio per tutte le forme culturali che cittadini, cittadine, associazioni e istituzioni vogliano mettere in campo, senza distinguo di appartenenza politica.

Chiediamo lo stop al progetto di riqualificazione con le modalità attuali e la conseguente apertura di un tavolo che discuta il reindirizzamento dei fondi stanziati verso quelle che dovrebbero essere le priorità, decise attraverso un reale confronto nel dibattito pubblico.

3e32 CaseMatte L’Aquila Fuori Genere