La prima casa in cui il cavallo andrà sarà nel vuoto: CaseMatte al MAXXI

Il collettivo 3e32/Casematte sarà presente alla tavola rotonda “Storia di un minuto – La fotografia come presidio nei territori post-sisma” che si terrà oggi, giovedì 8 luglio, al MAXXI dell’Aquila in Piazza Santa Maria Paganica, dalle ore 19.30.

Al termine dell’incontro sarà proiettato il documentario di Antonio Ottomanelli, in collaborazione con ActionAid, in cui sono raccontate le realtà di 3e32/Casematte, Radio Stella 180, 180 amici e, più in generale, quella dell’Aquila, post sisma e ora. Il film sarà in mostra fino al prossimo 21 novembre all’interno del progetto “Comunità Resilienti”, realizzato da Alessandro Melis per il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia.

“Resilienza” è un termine che negli ultimi anni è stato usato molto di frequente, e spesso con un’accezione ambigua, fino a farla diventare una parola che rimane antipatica, che sembra esorti a “sopportare” e andare avanti nonostante ripetute difficoltà. Melis, con il suo lavoro alla Biennale, ha saputo dare di nuovo giustizia a questo concetto: raccontando alcune delle realtà autogestite che in tutta Italia mostrano quotidianamente che, nonostante la pandemia, la crisi climatica, economica, il razzismo o il sessismo è possibile sperimentare altre possibilità, altri modi di vivere. È stato così rappresentato ciò che davvero questo termine vuole significare in termini sociologici e psicologici, ovvero “la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale.” La resilienza è una capacità appartenente a tutti gli esseri viventi, che può essere accresciuta, stimolata, così come può venire repressa, annichilita.

Affinché un individuo o una comunità, possano uscire da un trauma o da una situazione difficile in modo resiliente, è necessario un certo spazio di pensiero, di interazione tra persone e idee. In questo senso, per noi, resistenza e resilienza sono strettamente collegate e conseguenziali. Partendo dal 3e32, fino a Casematte e quello che è stato l’Asilo Occupato (edificio che ora è finalmente in fase di ristrutturazione, anche grazie al fatto che per anni è stato sotto i riflettori) abbiamo da sempre opposto resistenza a dinamiche autoritarie e poco cristalline messe in atto dalle Istituzioni durante il post-sisma e allo stesso tempo abbiamo riqualificato degli spazi per far sì che il bisogno di aggregazione e di cultura della popolazione potesse essere almeno in parte accolto.

È sempre stata una nostra priorità fare informazione e contro-informazione, sia dopo il terremoto, con il progetto Media Crew, sia durante l’ultima emergenza Covid, con Radio-19, così come, in entrambe le emergenze, sono state fondamentali le assemblee pubbliche, che, persino quando sono fatte da remoto stimolano il pensiero critico e lo scambio di idee. La socialità, così come l’arte, sono elementi preziosi che permettono di trasformare un evento tragico in una forma di bellezza, una nuova consapevolezza che, nonostante tutto, ci ha reso quello che siamo ora.

Il film di Ottomanelli ci ritrae forse in un periodo di stanchezza e disillusione verso il mondo che ci circonda, sia a causa della pandemia, che ci ha allontanato giocoforza dagli spazi di Casematte e stravolto il nostro modo di fare attivismo, sia perché la città in cui ci troviamo limita, soprattutto nei più giovani, quella naturale capacità che hanno sviluppato crescendo intorno a macerie che hanno fatto proprie e sono diventate per loro la città stessa. Il rapporto dei giovani con la propria città oggi è condizionato da una sempre più evidente gentrificazione del centro storico e dal continuo richiamo ad un “decoro” che pretende di monopolizzare la concezione della bellezza e rende la città un luogo freddo, poco accogliente, scarsamente stimolante. Forse vuoto nella sua essenza, più del periodo in cui il centro era abitato solo da polvere e macerie. Perché, come raccontano i più giovani di Casematte nel film, il vuoto può anche essere fertile: essenziale per riempirci di significato e imparare a muoverci in equilibrio tra i cambiamenti.

Da anni, insieme all’associazione 180 amici cerchiamo di colmare vuoti istituzionali, sociali e culturali e lo facciamo perché noi per primi abbiamo bisogno di sapere che si può vivere la cittadinanza in modo attivo e consapevole, nel rispetto delle differenze tra gli individui, che diventano così una risorsa per crescere come comunità.

Il fatto che da più di 12 anni a questa parte un luogo di contenimento e sofferenza come quello del manicomio, sia stato attraversato da contenuti e pratiche di libertà e giustizia sociale mostra come la nostra sia non solo un’esperienza di resistenza, ma anche di resilienza. A maggior ragione vista l’incuria che la Asl ed il Comune hanno sempre mostrato verso il parco di Collemaggio, in cui ci sono solo le nostre luci ad illuminare l’area, nonostante sia stato richiesto più volte di fornire un’illuminazione alla strada, così come è stata segnalata la presenza di alberi a rischio crollo e a causa della mancata manutenzione un paio di mesi fa abbiamo sfiorato per un soffio la tragedia.

Il parco di Collemaggio ha un significato importante per tutta la città e dovrebbe essere tutelato e valorizzato.
Le associazioni 3e32 e 180 Amici con il progetto sul Parco della Luna – presentato in Comune e del tutto ignorato dall’amministrazione – hanno proprio lo scopo di dare una nuova funzione ai padiglioni dell’ex manicomio, di creare posti di lavoro per chi soffre di problemi di salute mentale, fare integrazione tra etnie e culture diverse, tra generi e generazioni e creare così uno spazio che sia un punto di riferimento per il benessere psichico e sociale.

Ad oggi ancora non abbiamo alcuna certezza sul futuro del parco di Collemaggio e di Casematte e auspichiamo che presto si faccia luce, in tutti i sensi, sulle intenzioni che l’amministrazione ha a riguardo, soprattutto in seguito alla riprogrammazione degli interventi di valorizzazione dell’area che hanno portato a reindirizzare lo stanziamento dei fondi previsti per affrontare l’emergenza covid.

Casematte intanto c’è e continua a reagire al vuoto.