L’Aquila con un grande buco al Centro

Tiene banco ormai da giorni a L’Aquila il dibattito su quella che i giornali chiamano a seconda dei giorni “movida violenta” o paura delle “baby gang”.

Ci chiediamo quale sia stata l’idea di Centro storico che questa e la passata amministrazione hanno avuto, perché a noi non ce ne sembra pervenuta alcuna.

Ci si è lamentati sulla stampa per giorni della violenza e la “maleducazione” dei più giovani, ma non ci risulta siano stati dati loro, da parte degli adulti, dei modelli diversi da seguire se non il bere e lo stra bere insieme.

Noi avevamo occupato l’asilo in viale Duca degli Abruzzi. Una storia, quella dell’asilo, piena di contraddizioni, ma di certo quando ci prendemmo quello spazio nel 2011 abbiamo detto proprio questo e in maniera esplicita: ”Sono necessari spazi per la nostra socialità alternativa in centro visto che non ce ne sono” e abbiamo dato vita ad attività culturali, politiche e ricreative che nulla avevano a che fare con il commercio, ma invece proprio col protagonismo dei più giovani che finalmente potevano mettere le mani in pasta in qualcosa per modellare e creare spazi aggregativi ed attività.

La destra di questa città si è accanita su quell’esperienza come adesso si accanisce sulla movida in maniera sclerotica arrivando a varare ordinanze liberticide come lo stop all’alcool nelle aree pubbliche e a fare dichiarazioni semplicemente moralistiche.

Il nuovo nemico, dopo gli immigrati, per Biondi e soci adesso sembrano essere i giovani, peccato che dal dibattito la loro voce manchi totalmente e non venga presa minimamente in considerazione. È ricominciata invece sulle nostre teste la solita faida politica interna al centrodestra che vede contrapporsi stavolta De Matteis contro Biondi. Il primo ha annunciato la volontà di chiamare un consiglio comunale straordinario proprio sui giovani e  la movida violenta. Vogliamo dire al consigliere aquilano che se questo consiglio sarà fatto noi giovani vogliamo quantomeno essere presenti ed ascoltare cosa si dirà di noi e possibilmente prendere la parola.

È lampante che la destra non sa che pesci prendere, in quanto non ha mai voluto affrontare le questioni sociali complesse che scorrono nelle arterie di una città profondamente cambiata negli ultimi anni, e che finora di fronte a ciò ha saputo solo mettere la testa sotto la terra come fanno gli struzzi. D’altronde, per Biondi questa è una città di nobili ed aristocratici, lo sappiamo, la sua paura per la realtà che lo circonda gli fa volgere lo sguardo solo verso un passato aureo mai esistito, ma la cui nostalgia e ri evocazione pare essere il suo solo progetto politico.

Con la sua reazione securitaria al massimo riuscirà a spostare di qualche centinaio di metri il disagio crescente senza minimamente interrogarsi ed agire sulle cause. Cause che si possono conoscere solo se con i più giovani ci si parla e si interagisce.  Se si mettono in campo con loro, con tutti loro – e non solo con chi ha più risorse – dei progetti. Chiediamogli se sono felici ad esempio. Qualche istituzione ha mai chiesto loro come vorrebbero la città? Il centro storico storico dell’aquila è anche per i giovani? 

Cosa ha fatto l’assessore al sociale Bignotti per prevenire certi fenomeni di disagio giovanile? Quali spazi per i giovani sono stati pensati e aperti? Forse invece di attaccare la categoria astratta dei più “giovani” questa comunità dovrebbe rendere conto al Sindaco e a quest’assessore chiedondone opportune, quanto immediate, dimissioni. 

Si parla tanto del decoro, parola a cui non siamo certamente affezionati, ma oggi nel centro storico “finemente ricostruito” non c’è neanche un bagno pubblico aperto, nonostante ce ne siano due storici e (ci risulta) agibili, e nonostante esistano ormai diverse soluzioni di servizi sanitari pubblici mobili, persino altamente tecnologici, sperimentati anche in piccole città italiane. A volte basterebbe accendere qualche luce in più, in periferia o in centro, per far qualcosa contro il disagio. Come nel caso dell’ex OP di Collemaggio che da anni viene colpevolmente lasciato all’incuria e all’abbandono nonostante le numerose proposte progettuali (come il Parco della Luna) avanzate dai cittadini e dalle associazioni. Il nostro territorio purtroppo si presta piuttosto bene al disagio perché ovunque presenta ancora abbandono  e distruzione (la mancata ricostruzione pubblica vi dice qualcosa?) che si sommano al disagio del lock down conseguente alla pandemia.

A parte quella alcolica il centro storico non ha un’identità in quanto la residenzialità è molto scarsa e finora non si è pensato a politiche per una residenzialità inclusiva che facciano tornare anche il popolo tra le mura antiche, grazie ad affitti calmierati e prezzi di vendita più bassi. Il pubblico ad esempio dovrebbe venire incontro proprio ai più giovani che vogliono aprire attività artistiche e artigianali in centro, quelle botteghe che esistevano fino agli anni ‘80 e che hanno contribuito per un periodo a fare di questa città una città della cultura.

Non c’è tempo qui di parlare del disagio esistente nelle periferie dimenticate da dove il sabato si arriva in centro, ma l’abbandono, la mancanza di punti di riferimento sono sotto gli occhi di tutti. Le “baby gang” o supposte tali, vengono a chiedere il conto agli adulti e alle istituzioni di tutto questo. Speriamo che l’esistenza di questa amministrazione non lasci troppo poco tempo per far cambiare direzione alla nostra città.