Il vergognoso comportamento sui poveri dell’amministrazione Biondi

Se sei straniero e vivi all’Aquila da anni, sei rimasto senza lavoro a causa della pandemia e non hai i soldi per mangiare, secondo la delibera del Sindaco dell’Aquila Biondi non puoi accedere ai fondi di solidarietà destinati dal Governo ai Comuni.

Oggi la giunta comunale dell’Aquila ha approvato i criteri l’accesso ai buoni alimentari per gli indigenti per un totale di circa 368 mila euro, parte dei 400 milioni emanati da un’ordinanza della Protezione Civile di cinque giorni fa. Secondo la delibera di giunta potranno accedere ai buoni i cittadini italiani e stranieri residenti in città.

Nella delibera si afferma che per poter accedere ai buoni i cittadini stranieri residenti all’Aquila «dovranno essere in possesso del permesso di soggiorno di lunga durata». Per «lunga durata» si intende la ex Carta di Soggiorno, ossia un permesso di soggiorno illimitato.

Ravvisiamo che questo criterio inserito in Delibera non rispetta l’articolo 41 del Testo unico per l’Immigrazione, secondo il quale «Gli stranieri titolari della carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore ad un anno, nonché i minori iscritti nella loro carta di soggiorno o nel loro permesso di soggiorno, sono equiparati ai cittadini italiani ai fini della fruizione delle provvidenze e delle prestazioni, anche economiche, di assistenza sociale, incluse quelle previste per coloro che sono affetti da morbo di Hansen o da tubercolosi, per i sordomuti, per i ciechi civili, per gli invalidi civili e per gli indigenti».

Auspichiamo che la Giunta comunale ritiri immediatamente la Delibera in autotutela, per evitare i ricorsi di persone che inoltreranno la domanda di accesso ai buoni alimentari, e che si vedranno respinta la richiesta pur avendone diritto per legge.

Inoltre, anche se non vincolato dalla legge, il Comune dell’Aquila dovrebbe dare la possibilità a chiunque sia domiciliato in città di accedere ai buoni alimentari, anche perché sono molti i cittadini, italiani e stranieri, rimasti bloccati all’Aquila a causa dell’emergenza coronavirus, e impossibilitati dunque a tornare ai luoghi di residenza. La maggior parte di loro è domiciliato all’Aquila perché lavora, o meglio lavorava, in città. Dopo il terremoto del 2009 l’assistenza fu garantita a tutti, residenti e domiciliati, senza distinzione alcuna.

Vorremmo che questi basici principi di solidarietà vengano rispettati, in una situazione di emergenza e disagio che ci vede tutti nostro malgrado protagonisti.