Un appello per CaseMatte

Sono quattro anni che, come comitato 3e32, abbiamo dato vita all’esperienza di ricostruzione sociale autogestita di CaseMatte. In questo tempo lo spazio pubblico che abbiamo creato è divenuto a L’Aquila un fondamentale centro di aggregazione e di produzione culturale e politica.
Siamo tra i pochi nodi pulsanti in questa città complessa e in trasformazione e che ha ancora fame di spazi sociali. CaseMatte è uno spazio autogestito, che non ha mai ricevuto un finanziamento,  non è dipendente da niente e nessuno, veramente autonomo e libero. E così  vogliamo che rimanga, anche a costo di continuare ad esser trattati come banditi sul cui capo pesa, in un’aula di tribunale, l’ imputazione di occupazione abusiva in concorso. Perché è quello che sta avvenendo.
Stiamo rispondendo penalmente per esserci presi cura ed aver riqualificato 28metri quadri e l’aiuola circostante, mentre tutta ColleMaggio resta ampiamente abbandonata.
La direzione della Asl non considera ColleMaggio un bene pubblico della città e ha denunciato chi la pensa diversamente.
Ci chiediamo se davvero esista una soluzione politica, se sia ancora possibile trovare un punto di incontro a tale proposito.
Perché CaseMatte pone una questione centrale nella ricostruzione di questa città le cui sorti sono legate a due diversi visioni del futuro della ricostruzione:
da una parte chi vuole conservare e sviluppare  spazi pubblici in un ottica di bene comune, dall’altra chi recinta, chiude, privatizza, vende per l’interesse di pochi, impoverendo la città stessa.
E allora ci rivolgiamo prima di tutto alla città: è giusto che l’esperienza incarnata da CaseMatte possa essere affrontata unicamente nell’aula di un tribunale?
E’  giusto condannare chi per anni si è generosamente attivato per la città e dentro la città apportando linfa vitale ad un contesto troppo spesso piatto e ai limiti del vivibile?
E’ giusto che uno dei pochi spazi sociali dove si produce cultura, arte e si fa politica venga chiuso?
Non è forse giusto invece che CaseMatte venga finalmente considerata parte integrante della nostra comunità e da questa venga quindi tutelata,  nella sua particolare natura libera e autogestita?
In questi anni, CaseMatte da subito dopo il terremoto ha svolto una funzione che pochi altri, e non le istituzioni, hanno voluto o avuto la forza di svolgere: venire incontro alle esigenze che questa città/non città esprime continuamente, cercando di rispondere alle laceranti contraddizioni ed al disagio che ora i benpensanti percepiscono soltanto come una “mancanza di sicurezza”.
Nel bel mezzo della crisi, in una città terremotata e senza lavoro, la nostra risposta di donne e uomini precari, è stata quella di costruire  nel deserto sociale, e totalmente con le  nostre forze, uno spazio che venisse incontro direttamente ai nostri bisogni reali e a quelli del territorio.
Se credi che quest’esperienza in questa città sia giusta,  serva e vada tutelata anche nella misura in cui si è fatta portatrice di un’altra visione  della città, firma mandando una mail di adesione a info.3e32@gmail.com


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