Pensieri critici @ Casematte. Percorsi pluridisciplinari per resistere all’ovvio

Con l’intento di suscitare una riflessione il più ampia e plurale possibile, Casematte ha deciso di organizzare una serie di incontri, di natura pluridisciplinare (filosofica, sociologica, psicologica, antropologica, economica, letteraria, ecc.), in grado di mettere in circolo idee nuove e, perché no?, anche inconsuete, intorno a temi di interesse condiviso e diffuso. La necessità di problematizzare ciò che viene spacciato per ovvio, di mettere in discussione il cosiddetto “senso comune” e i luoghi comuni più triti, è da sempre infatti un momento inseparabile dall’organizzazione di un’azione politica efficace ed incisiva. Da sempre, il momento analitico, critico (dal greco krinein, separare, scegliere, giudicare…) svolge un ruolo non secondario nell’elaborazione e nell’immaginazione di strategie e condotte politiche alternative a quelle vigenti. Non è possibile infatti produrre il nuovo senza avere una chiara visione di ciò che siamo e che, per esempio, non vogliamo più essere; non è possibile creare l’incalcolabile e l’imprevedibile senza sapere cosa non vogliamo diventare e a che cosa dobbiamo resistere.

Mobilitando prospettive e saperi tra loro diversi, l’iniziativa prevede quindi una prima fase in cui verranno coinvolti giovani ricercatori, studiosi e appassionati interessati a rendere pubblici e a condividere i risultati del loro lavoro al di fuori dei contesti consueti (università, scuole, ecc.), nella convinzione che oggi ancor più di ieri la vera produzione di pensieri critici trovi una sua collocazione privilegiata in ambiti extra-istituzionali e politicamente attivi. La seconda fase costituirà invece un tentativo di interfacciarsi anche con docenti e specialisti che dall’interno delle istituzioni manifestano comunque un interesse per il dialogo e lo scambio di opinioni con una realtà di movimento come Casematte.
Ogni incontro prevede un intervento di massimo quarantacinque/cinquanta minuti e uno spazio di dibattito almeno altrettanto lungo.
Il tutto, naturalmente, coronato da un buon aperitivo finale!

“Poichè la razza votata all’arte o alla filosofia non è quella che si pretende pura, ma quella oppressa, bastarda, inferiore, anarchica, nomade, irrimediabilmente minore…” Deleuze & Guattari, 1991

I Ciclo

Mercoledì 6 Febbraio, ore 18
La “cosa” che dunque sono.
Riflessioni sulla nozione di “coscienza” a partire da Raymond Ruyer
A cura di Daniele Poccia

L’attributo della coscienza è normalmente ritenuto essere esclusivamente umano o, nel migliore dei casi, animale. Il filosofo francese Raymond Ruyer (1902-1987), invece, ha fondato la sua riflessione su una riformulazione di questa cruciale nozione che la proietta in maniera inattesa non soltanto al di là dell’essere che noi stessi siamo ma anche oltre il mondo della vita biologica, verso ciò che è solitamente ritenuto “inanimato” ed “incosciente”. Perché se è vero che siamo degli esseri da parte a parte “naturali”, come la modernità scientifica ci ha insegnato, ci deve pur essere una parentela profonda tra noi e il resto del cosmo, una parentela per cui si possa dire che l’uomo e le “cose” sono fatti della stessa fondamentale stoffa.

Mercoledì 20 Febbraio, ore 18
L’Aquila istituzionalizzata
A cura di Emanuele Sirolli

In seguito al terremoto del 6 aprile 2009 parte della popolazione aquilana sembra essere tendenzialmente depressa e avere un atteggiamento generalmente apatico e delegante verso la pianificazione della vita futura. Ritengo che questi problemi possono essere causati non tanto dal terremoto del 6 aprile, ma piuttosto dalla gestione dell’emergenza post-sismica che ha causato dinamiche istituzionalizzanti. In base alle teorie di Goffman possiamo considerare i campi di accoglienza, così come gli alberghi delle “istituzioni totali” in quanto luoghi di convivenza continuativa di più persone, lontani dai luoghi di vita precedenti e fortemente organizzati e diretti “dall’alto”. La mia ipotesi è che la lunga permanenza in campi e in alberghi possa aver causato una sorta di “istituzionalizzazione soft” della popolazione. Alcune problematiche riscontrate nella popolazione aquilana sono infatti paragonabili a determinati sintomi della “sindrome da istituzionalizzazione” rilevata da Burton nel 1951.

Mercoledì 6 Marzo, ore 18
Sessualità post-ideologica e rapporti in pillole
A cura di Giacomo Ciocca

Lo studio della sessualità si può ricondurre a due celebri figure del novecento: Sigmund Freud e Alfred Kinsey, ma con metodi e prospettive molto diverse. Freud ha attribuito alla sessualità un posto centrale nello sviluppo psichico dell’individuo. La riflessione freudiana sulla sessualità è stata idiografica, basata sull’evidenza clinica dei cosiddetti single-cases. Kinsey, al contrario, ha studiato il sesso in modo epidemiologico e tassonomico mediante una classificazione dei comportamenti sessuali di quasi ventimila americani. Nella contemporaneità, in cui le ideologie politiche e religiose vacillano sui grandi temi riguardanti il sesso, una visione d’insieme tra l’ottica kinseiana e quella freudiana può rappresentare un valido supporto.

Mercoledì 20 Marzo, ore 18
Disagio della civiltà e nuovi sintomi: un legame tra pulsione di morte e il discorso del capitalista
A cura di Chiara Massari

Mercoledì 3 Aprile, ore 18
Chi ha paura della verità? Alcuni (necessari) chiarimenti sulla questione del relativismo
A cura di Alessio Santelli

In questi ultimi anni, non solo in Italia, il dibattito pubblico si è interessato tra l’altro di verità e relativismo. La genesi di tale dibattito può essere individuata in due fatti politici di grande portata: da un lato l’attentato dell’11/09, rivendicato da alcune frange estremiste del mondo islamico, dall’altro la forte influenza politica degli ambienti più reazionari del mondo cattolico. Come era prevedibile, questi due fatti hanno innescato discussioni per nulla serene in cui rispettabili tesi filosofiche sono state ridotte a risibili semplificazioni e solide argomentazioni degradate a banali sofismi. Stando così le cose, lo scopo principale del mio intervento non consisterà tanto nello stabilire chi, tra il relativista e l’antirelativista, sia il vero amico della democrazia, quanto piuttosto nello spostare la discussione da un piano politico-ideologico ad uno più spiccatamente filosofico, nel doveroso tentativo di fare un po’ d’ordine e di chiarire alcuni aspetti essenziali del dibattito che le frettolose ricostruzioni dei media, più o meno intenzionalmente, tendono a nascondere.

Mercoledì 17 Aprile, ore 18
Comune e comunità. Lo spazio politico dell’alterità
A cura di Isabella Tomassi

Il nodo problematico che questi spunti di ricerca intendono esplicitare sistematicamente, riguardano l’urgenza del pensiero e del corpo, indisponibile, che si confrontano e che provengono, da una società a funzionamento immunitario e a struttura schiumosa (Sloterdijk, 2004). La riflessione parte dall’esigenza di analizzare il concetto di abitare, mostrando le mistificazioni e le distorsioni che le forze del tardo capitalismo della shock economy mettono sul corpo e sulla capacità di individuazione del soggetto. Com’è ancora possibile, quindi, una volta che il datum delle certezze e delle precondizioni per un patto di coabitazione democratica e condivisa sia venuto meno, la coabitazione il vicinato nelle celle della risacca sociale?

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