Il nostro intervento all’incontro di oggi “Diamo voce all’Aquila”

Qui informazioni sull’incontro

In questi 3 anni nel cratere aquilano abbiamo ascoltato e ci siamo ripetuti un’infinità di parole, promesse, studi, relazioni e progetti sulla ricostruzione.

La realtà materiale che ci troviamo di fronte tutti i giorni però è questa:

– Mancanza di lavoro: non ci sono opportunità né agevolazioni per cercare di dare lavoro ai
tanti giovani che sono così costretti a trasferirsi altrove
– Zero prospettive: non c’è alcuna certezza su tempi e modi della ricostruzione, manca un’idea complessiva di come rifondare il territorio. I cittadini, soprattutto nei paesi e nelle frazioni, sono abbandonati a loro stessi, tra disinformazione e burocrazia.
– Devastazione del territorio: quel poco che si è ricostruito lo si è fatto tale e quale, altro che eco-sostenibilità e risparmio energetico. In compenso si costruisce in continuazione e un po’ ovunque del nuovo; il territorio è aggredito da Gasdotti, allargamenti di cave e torri della Edimo, in barba alla tutela del paesaggio e dell’ambiente.
  L’Emilia, ha visto riconosciuto subito il diritto alla tassa di scopo, esenzione dal patto di stabilità e sostegno all’economia, noi a distanza di 3 anni ancora no, anzi il nostro territorio ha dovuto strappare con manifestazioni e proteste ciò che legittimamente gli spettava.
Bugie: Il Governo e parte dei media ci ha descritti come ingrati, oscurando ogni protesta, ostacolando e reprimendo ogni tentativo di autorganizzazione. Nel frattempo personaggi come Gianni Letta, Bertolaso e Gabrielli, favorivano la speculazione delle cricche, nel silenzio complice delle istituzioni locali.
Sprechi e scippi: Il report sullo stato di avanzamento dei lavori del Ministro Barca evidenzia il fatto che per emergenza e ricostruzione sono già stati erogati più di 4 miliardi di euro. Questa cifra riflette interamente gli enormi sprechi e speculazioni da parte della Protezione Civile e il vergognoso comportamento del commissario Chiodi, che anziché difendere la dignità di questo territorio, ha dirottato in più occasioni i fondi per la ricostruzione in progetti al di fuori del cratere. E’ il caso dei fondi per le ferrovie, quelli per la messa in sicurezza delle scuole e i 47 milioni derubati alla ricostruzione delle nostre strutture ospedaliere che non sarebbero mai dovute crollare e a cui sono stati confiscati i soldi per essere ricostruite. La sanità a L’Aquila è in una situazione drammatica sia per le strutture del san salvatore che di Santa Maria di ColleMaggio.. A L’Aquila paghiamo il debito della sanità regionale con la salute dei nostri corpi.

In questo contesto è piuttosto difficile avere ancora fiducia nelle istituzioni e nel Governo.

Per questo avanziamo le seguenti proposte, a nostro avviso fondamentali,per dare un segnale di inversione di rotta:

– Sostegno al lavoro e fondo per il sociale: Bisogna incentivare la nascita di imprese e cooperative giovanili.
Aiutare le fasce più deboli della popolazione (giovani precari, anziani, disoccupati e cassaintegrati), seguendo un’analisi di micro zonazione economica e sociale.
Un’analisi sulla ricostruzione post-terremoto non può non imporre una riflessione sull’aspetto socio – economico del territorio aquilano e in particolare sui risvolti negativi che potrebbero determinarsi dalla cattiva gestione delle risorse economiche impegnate.
E’ bene riflettere come l’iter di ricostruzione sia a conti fatti ad appannaggio solo di determinate categorie professionali e nella fattispecie, ingegneri, architetti e costruttori, con l’esclusione
di tante professionalità e maestranze locali, soprattutto giovani, che potrebbero benissimo trovare nella ricostruzione un’opportunità per contribuire attivamente alla tanto agognata ripresaa socio-economica di cui questo territorio (ed il Paese) ha estremamente bisogno.
Tutt’altro che remota è la possibilità che in ultimo questo flusso di finanziamenti possa
determinare forti disuguagliaze sociali ancor più accentuate e profonde rispetto alla
realtà pre-sisma, occorrono quindi interventi ed azioni che ri-considerino la distribuzione reale dei fondi stanziati.
Pertanto al fine di arginare l’esclusione sociale e i nuovi fenomeni di povertà sarà utile prendere in consierazione l’opportunità che una percentuale dei compensi previsti per i progettisti e per le imprese edili – possa essere stornata a favore di politiche di sostegno all’occupazione, aiutando i tanti aquilani disoccupati e precari ad inserirsi nel mercato del lavoro, dal settore culturale e sociale, a quello turistico, all’ alimentare, alle energie rinnovabili.
– Tempi certi: Dopo 3 anni crediamo sia lecito chiedere un crono programma completo del processo di ricostruzione, con inizio, passaggi intermedi e fine; in modo da poter verificare man mano il mantenimento degli impegni presi. Così si garantisce la trasparenza e la partecipazione.
– Diritti: Con un enorme lavoro, più di un anno fa, sono state raccolte 50.000 firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, per ridare ai cittadini e alle istituzioni locali, il diritto di decidere del proprio futuro. La legge è caduta nel dimenticatoio, chiediamo che venga discussa e approvata il prima possibile.
– Coinvolgimento: Bisogna incentivare e valorizzare le tante esperienze associative e di autorganizzazione dal basso, che ogni giorno lavorano per la rinascita culturale, politica e sociale del nostro territorio. Ad esempio crediamo che si possa trovare una sede migliore per il Gran Sasso Institute che non proprio l’Asilo di via Duca degli Abruzzi, al momento uno dei pochi spazi di aggregazione giovanile e di promozione culturale del centro (e peraltro destinato al sociale non ai servizi).
I tanti eventi e manifestazioni di questi 3 anni sono stati un esempio fondamentale di ricomposizione del tessuto sociale, in totale opposizione al modello assistenzialista imposto da subito dalla Protezione Civile. Per questo oggi, tante persone che senza chiedere nulla si sono battute in difesa del proprio territorio, sono sotto processo e rischiano pene severe (carriole, CaseMatte, 7 luglio 2010, ecc).

Di promesse ne abbiamo sentite troppe, dateci gli strumenti per ricostruire il nostro territorio, non chiediamo elemosina, ma solo diritti.

 

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