Bella La Prima

da mediacrewcasematte.org

Sabato scorso la famiglia Bellaprima si è rivoltata fino ad occupare un MAP (Modulo Abitativo Provvisorio) vuoto. E’ la prima volta che accade. Il bisogno ha scavalcato ordinanze, commissari e linee “amiche” varie.

Francesca 37 anni, ha occupato con le sue bambine di 7 e 13 anni un MAP a Paganica (AQ) di recente costruzione e non ancora assegnato.

La polizia, arrivata con molta calma nella nottata, si è limitata a prendere atto dell’occupazione.

Francesca prima del terremoto viveva in un appartamento in comodato d’uso, ma il contratto non le è stato rinnovato e per la Struttura commissariale che gestisce l’emergenza (S.G.E) non ha più diritto a nessuna forma di assistenza. Lei si è resa disponibile a pagare, per il MAP occupato, un affitto non superiore però ai 200 euro, dato che con il suo lavoro ne guadagna 650.

Il padre di una delle due bambine, separato dallo stato familiare e anche lui senza assistenza, dorme in una macchina perché neanche lui riesce a permettersi l’affitto di un appartamento con gli attuali prezzi dell’Aquila.

Poco prima che Francesca occupasse il modulo abitativo provvisorio, i suoi genitori Carmela ed Euplio, anche loro senza casa, si erano incatenati verso le sette di sabato sera davanti al comune. L’uomo, colpito da lieve malore per problemi cardiaci, è stato portato via dal 118. La signora invece è rimasta incatenata ed ha desistito dalla protesta solo in nottata, dopo che le sono state fornite rassicurazioni da vari personaggi istituzionali e la possibilità nel frattempo di dormire con suo marito in un albergo in città.

I due nonni dall’inizio degli anni ’90 fino alla notte del 6 aprile, vivevano in affitto in un appartamento di proprietà dell’INPDAP fino a che l’ente nel 2008, decide di venderlo ad un privato. La casa durante il terremoto subisce dei lievi danni e viene classificata B e quindi moglie e marito sono costretti a lasciare l’appartamento, nel frattempo il contratto dei coniugi scade nel Dicembre 2010. Il nuovo proprietario, prima dice che provvederà ai lavori di ristrutturazione, ma al momento della riconsegna dell’appartamento, a lavori ultimati, comunica ai due coniugi che non ha intenzione di riaffittare l’appartamento, in quanto ne ha bisogno.

Intanto Carmela ed Euplio sono assistiti presso un albergo a Roseto insieme alle due nipotine, entrate a far parte del loro stato di famiglia a partire dai censimenti del post-sisma.

Ad Aprile 2011, quando il loro ex-appartamento torna agibile, ai quattro viene imposto di lasciare l’albergo. Nel protocollo emesso dalla struttura di emergenza ci si riferisce alle due bambine minorenni come “signore” e viene chiesto anche a loro di firmare. La vicenda fa notizia e provoca un certo scandalo. La Sge allora consente solo alle due bimbe, iscritte presso scuole di Roseto, di restare in albergo fino alle fine degli esami.

Venerdì la bimba più grande termina gli esami di terza media ed a questo punto anche la permanenza delle bambine in albergo giunge al termine: né nonni, né madre hanno una casa, ma lo stato non se ne preoccupa minimamente.

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Negli ultimi mesi sono stati molti gli episodi di tensione causati dalle scelte prese dalla Struttura commissariale che gestisce l’emergenza (sge) al cui capo c’è il vice commissario Antonio Cicchetti.

Si sono moltiplicati i casi di famiglie aquilane a cui non viene rinnovata l’assistenza e vengono cacciate da alberghi, caserme o case in cui erano sfollate.

A essere colpite sono sempre le famiglie meno abbienti, poveri e nuovi poveri di questa nuova L’Aquila, che non possono permettersi affitti ai nuovi prezzi che ci sono sul mercato. Nuovi home-less vittime di nuove ingiustizie, sconosciute in gran parte su questo territorio prima del sisma del 6 Aprile.

Ci ha rimesso la testa qualche giorno fa Paola Giuliani, responsabile della struttura, rimossa dal suo ruolo perchè mal vista dagli sfollati e non solo, per i suoi metodi.

Sabato però il bisogno ha scavalcato le ordinanze, i commissari e l’incompetenza dell’amministrazione locale, creando così un importante precedente che delegittima la struttura commisariale già al tracollo.

Al centro rimane la questione della sovranità. A chi spetta decidere riguardo l’emergenza abitativa che c’è a L’Aquila? E di chi sono le case (c.a.s.e. o m.a.p. che dir si voglia)? Questo è sicuramente un nodo importante da affrontare, altrimenti sarà semplice continuare a rimpallarsi le responsabilità creando scontro politico oltre che a mostri burocratici.

Un punto da dove iniziare, per cominciare a formulare politiche sociali adeguate a fronteggiare l’attuale situazione in cui versa la città dell’Aquila.



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