L’Aquila ad una dimensione

Bisognerebbe rileggere il vecchio Herbert Marcuse, per capire meglio la strategia del consenso in atto a L’Aquila da dopo il 6 Aprile. Se lo si facesse sarebbe semplice capire come in realtà nel rango istituzionale semplicemente non esiste un’opposizione. Si fa finta che ci sia un contrasto apparente ma solo per schiacciare tutta la popolazione su posizioni che sembrano contrastanti ma in realtà sono sempre da una parte: quella dei poteri forti e delle logiche di real politic che vengono calate con forza, arroganza e prepotenza sul nostro territorio.

In questo modo si cerca di escludere ogni opposizione reale e si tenta di azzerare ogni forma di conflitto riassorbendola nella dimensione unica sopra citata, in un unico gioco che non comprende altre posizioni.

Questo sta avvenendo con evidenza assoluta nelle ultime ore con due episodi “diversi” un giorno dopo l’altro.

Il 16 Marzo alla manifestazione contro il mancato rinnovo dei contratti per i più di 300 precari Asl c’erano tutti. Ma proprio tutti. Oltre ai precari c’erano infatti tutti i sindacati ma anche tutti i politici di destra, sinistra e centro, il direttore della Asl e il Sindaco.

In poche parole la situazione veniva così riassunta: cacciando questi 300 precari semplicemente la sanità nella provincia dell’Aquila non può funzionare.

Il gioco del conflitto apparente veniva posto (per lo più stavolte implicitamente) così: per il Pdl Chiodi era già a Roma per metterci una pezza, per il Pd il governatore era colpevole di ritardo.

Ma come si è arrivati al rischio di paralisi della sanità allora? La responsabilità non è di nuovo di nessuno. Tutti parlano contro un nemico invisibile e i politici approfittano per avere agibilità e fare passerella con i loro discorsi. Perfino l’arrogante e odiatissimo manager Asl Giancarlo Silveri , inizialmente nascosto nelle retrovie, viene poi spinto a parlare uscendo indenne dalla situazione.

Solo un sindacalista della Cgil sanità inizia dicendo un brandello di verità che esce fuori dallo spettacolino: “la politica fino ad oggi si è disinteressata di tutto questo”. Anche perché un conto sarà concedere la proroga ai precari – che quasi sicuramente arriverà riproducendo lo steso giochetto fatto agli aquilani con la proroga della restituzione delle tasse – e un conto sarà l’assunzione dei precari. Di questo, ieri, meglio evitare di parlare.

Per i politici – TUTTI – meglio comparire come salvatori della patria che in extremis si mobilitano per raggiungere una proroga. Il 23 Dicembre scorso con le tasse fu la stessa cosa. Addirittura la pantomima si spinse fino all’occupazione della regione (dove molte persone si sono recate ingenuamente in buona fede, piene di rabbia e indignazione, e per questo rischiano una denuncia).

Ma il gioco al massacro continua e non ha fine.Il 17 marzo, nella ricorrenza dei 150 anni della supposta unità d’Italia, Massimo Cialente continua nella sua “sceneggiata Napoletana” di sindaco dimissionario, occupando il Palazzo Comunale inagibile dichiarando:”La città è di fatto commissariata, l’ultima parola in ogni decisione spetta sempre a Letta o a Chiodi” Come se se ne accorgesse ora. Fino a ieri sosteneva Letta – suo grande amico – ma dopo il colpo al cerchio, ora uno grosso alla botte. Solo per rastrellare consensi con notevoli trucchi di magia, buoni a rabbuonire i suoi “montanari” e continuarli a stringerli nella morsa in cui ci ha ficcato tutti. Cialente col suo comportamento dimostra sempre più di non aver rispetto per gli aquilani. (si ricordi in merito solo uno degli episodi, quello della perdonanza Celestiniana 2010 1, 2)

Cialente è il protagonista principale della riduzione dell’Aquilano ad una sola dimensione. Sin dall’inizio ha deciso di interpretare con decisione questo copione: il “sindaco cuscinetto” che vuole continuare a galleggiare e mantenere la pace sociale, nei panni del rivoltoso nei confronti della popolazione e servile nei confronti del governo.

Ci si aggiunga un pizzico di originalità e furberia del personaggio e il gioco è fatto: impossibile uscire dai binari della contestazione funzionale – ufficiale. Impossibile agire il conflitto. E’ quando questo ci scappa comunque, recuperarlo, in fretta, subito, per riportarlo sulla stessa dimensione. L’unica, come vogliono far credere.

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