LAVORIAMO INSIEME PER FARE DELLA NOSTRA CITTA’ UN ESEMPIO DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE, SOCIALE ED ECONOMICA
La situazione
Dal terremoto ad oggi sono stati organizzati numerosi dibattiti sul tema della ricostruzione sostenibile. Il ragionamento comune condiviso durante questi incontri da cittadini e istituzioni è stato: “dobbiamo ricostruire, facciamolo bene”. C’è la concreta opportunità di riprogettare il nostro territorio in chiave eco-sostenibile, a partire dall’edilizia, le reti, i trasporti, i servizi.
Finora di concreto c’è stata solo la realizzazione del progetto C.A.S.E., che di ecosostenibile ha solo il nome, ha disperso la comunità e gli insediamenti abitativi in un territorio molto vasto, creando agglomerati privi di servizi; tutto ciò ha comportato, oltre a molte altre conseguenze negative, una mobilità assai problematica, con una mole di traffico veicolare che incide pesantemente sulla qualità dell’aria e della vita in genere, insomma nella realizzazione del progetto C.A.S.E. è stata data una spruzzata di sostenibilità a un’operazione che di sostenibile non ha nulla. Nel frattempo assistiamo alla proliferazione di case “fai-da-te”, a ristrutturazioni secondo le vecchie tecnologie e pratiche costruttive, all’utilizzo per uso pubblico (scuole, uffici, università, ecc.) di edilizia di vecchia concezione.
Crediamo che il rilancio del territorio non possa che passare per un processo di riconversione verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, grazie all’utilizzo delle moderne tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, insieme ad interventi volti al risparmio energetico, al fine di ottenere il massimo miglioramento possibile delle condizioni di vita collettive su questo territorio.
Gli edifici dissipano circa la metà dell’energia globale. Le costruzioni permangono nel tempo ed influiscono in modo decisivo sulle qualità ecologiche, economiche, socio-culturali e funzionali della società cui appartengono.
Le tecnologie per costruire e/o ricostruire abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico sono già disponibili da molto tempo e hanno raggiunto prezzi competitivi: è dunque ora di applicarle! Tutto ciò permetterebbe oltre ad un ritorno in termini di risparmio sulle bollette e sulle emissioni di anidride carbonica, anche un rilancio economico della città, gettando le basi per la nascita di un nuovo indotto occupazionale ed imprenditoriale, che potrebbe dare lavoro, attraverso accordi di programma con le imprese che operano nel settore, ai tanti disoccupati e cassa-integrati aquilani. In tal modo si potrebbe favorire anche la ripresa e lo sviluppo del tessuto socio-economico del territorio.
Uno studio realizzato da AzzeroCO2, 3e32 e Collettivo 99 ha dimostrato che con ca 50 Milioni di finanziamento ci sarebbero oltre 5.000 case E che con un intervento di ristrutturazione eco-sostenibile passerebbero dalla classe “G” a quella “B” di efficienza energetica, con notevole risparmio nei consumi, nelle emissioni di CO2, ecc. e con un incremento del loro valore di mercato. Inoltre tali interventi genererebbero una domanda di materiali, manodopera qualificata ecc. che porterebbe alla creazione di ca. 1.000 posti di lavoro e alla
riqualificazione di ca. 2.000 lavoratori locali (imprese edili, impiantisti, ecc.).
Cosa è stato fatto
Il 3e32 ha cercato fin dall’inizio di portare questi temi al centro del dibattito sulla ricostruzione, anche attraverso il sostegno ad esperienze concrete come il progetto EVA di Pescomaggiore, e nella gestione quotidiana di
CaseMatte, oltre che nelle numerose iniziative di confronto pubblico organizzate per fare pressione e sensibilizzare in tal senso sulle istituzioni.
L’iniziativa forse più significativa è stata la tavola rotonda tenutasi in Piazza Duomo, e organizzata con l’assemblea cittadina, il 22 maggio 2010, a cui hanno partecipato tra gli altri il Presidente della Regione e Commissario Gianni Chiodi, il responsabile della Struttura Tecnica di Missione Fontana e il sindaco Cialente, al tempo vice commissario. Da questo incontro, oltre alle solite generiche promettenti espressioni di condivisione su questi temi, finalmente è scaturito un concreto atto amministrativo: l’ordinanza 3881.
In questa ordinanza, che riguarda la ricostruzione degli edifici classificati E, viene riconosciuto un
20% di contributo in più “…per tener conto degli oneri previsti dalle normative in materia dl efficienza energetica e di Isolamento acustico, come indicato dalla normativa tecnica UNI.”
L’interpretazione dell’ordinanza risulta però ancora confusa, gli uffici preposti infatti non si esprimono sul dubbio se questo 20% valga solo per le case da abbattere e poi ricostruire, o per tutti gli edifici E; non è chiaro
inoltre quali siano i criteri tecnici a cui gli ingegneri progettisti dovranno attenersi nell’applicazione dell’ordinanza.
L’unica cosa certa è che le case B e C si stanno ricostruendo così come erano, in completa deroga alla normativa europea (direttiva 2002\91 recepita dal DL 192\05) che rende ormai obbligatorio negli interventi di ristrutturazione (e nelle nuove costruzioni) il rispetto di pre-determinati standard di consumo energetico.
Nel frattempo prendono piede (nella consueta assenza di trasparenza ed informazione) progetti faraonici di nuove centrali: a Casale Calore un impianto termoelettrico dell’ENI da 120 MW, a Bazzano un’enorme centrale a biomasse (5,5MW) per la generazione di energia elettrica (con un rendimento inferiore al 23%!!).
Non è certo questa la nostra idea di ricostruzione.
Crediamo che la sostenibilità sia un concetto da declinare a partire da un’idea di citta’-territorio che affronti nel processo di ricostruzione, attraverso le moderne tecnologie, la questione del risparmio energetico, della generazione distribuita, ma anche della qualità della vita e dell’abitare.
Sia la ricostruzione di una città che la scelta di operare in maniera sostenibile sono processi complessi, composti da molti fattori – come l’adozione di modelli edili ed energetici eco-compatibili- che devono essere coerenti nell’insieme.
Dal punto di vista sociale la sostenibilità viene generalmente definita come la capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) EQUAMENTE distribuite tra le presenti e future generazioni, di mantenere la coesione sociale e di favorire la partecipazione politica della popolazione secondo obiettivi condivisi.
La sostenibilità sociale rappresenta quindi la precondizione per lo sviluppo della sostenibilità ambientale ed economica.
Nella specificità della situazione aquilana questi principi devono essere modellati sui problemi reali e più urgenti. Un percorso di ricostruzione sostenibile dovrà necessariamente dare soluzioni e garanzie rispetto all’emergenza disoccupazione, al diffuso impoverimento e indebitamento della popolazione, alla disgregazione dei punti di riferimento e di incontro.
Il principio dell’equità può essere rispettato solo partendo da un’analisi dei profondi squilibri economici che il terremoto e soprattutto l’iniqua amministrazione che è seguita hanno prodotto e/o accentuato nel territorio aquilano. Si dovrà quindi intervenire nella ricostruzione in un’ottica di redistribuzione delle risorse, con l’obiettivo di sostenere in maniera specifica chi si trova attualmente nelle condizioni socio-economiche più sfavorevoli (per un modello analitico cfr. A.Ciccozzi, “Per una scala di valutazione del danno domestico causato da eventi catastrofici” in in AAVV, Abruzzo Contemporaneo, Rivista di storia e scienze sociali, Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea, numero 34, 12-2009, EditPress, Teramo).
Questi interventi redistributivi potrebbero essere attuati sia, come già indicato, attraverso una politica occupazionale mirata al coinvolgimento della popolazione locale, che con l’introduzione di sgravi fiscali e ammortizzatori sociali straordinari per chi si trova con un reddito insufficiente e discontinuo (cassa-integrazione, precari) o nell’impossibilità di riprendere la propria attività.
Dopo il disastro del progetto C.A.S.E. è fondamentale fermare il consumo (ulteriore e indiscriminato) di territorio (es. i famigerati progetti di 3000 appartamenti a Pizzoli e Gignano ecc.), non solo per evitare altre speculazioni e degrado ambientale ma soprattutto per arginare la diaspora sociale e la creazione di “ghetti”. L’urbanistica dovrà invece concentrarsi nel rivitalizzare spazi aggregativi già esistenti (es. Collemaggio) e creare/riqualificare i servizi nelle aree già edificate.
La scelta di un modello economico “verde” deve inoltre combaciare con delle procedure corrette ed eticamente valide.
Dopo 18 mesi in cui una prassi di deroga totale alle norme vigenti e ai controlli ha favorito cricche ed infiltrazioni mafiose negli appalti e situazioni di schiavismo nei cantieri, non è superfluo ribadire che la trasparenza nel flusso di capitali e negli appalti e il rispetto assoluto dei diritti sul lavoro (sicurezza, regolarità dei contratti, condizioni salariali) debbano essere nuovamente e inderogabilmente garantiti.
Infine, non c’è sostenibilità senza democrazia.
Le politiche urbanistiche, i progetti sulle aree urbane e la destinazione delle risorse pubbliche nella ricostruzione devono scaturire da processi decisionali aperti e trasparenti.
Alle istituzioni locali oggi spetta il compito di invertire la tendenza rispetto ai metodi di gestione politica utilizzati dal 6 aprile ad oggi (ordinanze, emergenza continua, commissariamenti e autoritarismo), e favorire una reale partecipazione della cittadinanza nel disegnare il futuro della propria città.
LE NOSTRE PROPOSTE
Rivoluzione/ricostruzione del patrimonio energetico fondata sull’efficienza energetica, sul risparmio e sull’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili: definizione di standard costruttivi e di performance (ad es. adottando il Protocollo “Itaca” già in uso in molte altre Regioni);
Rilancio socio-economico del territorio inteso come aumento delle possibilità ed opportunità di nuovo lavoro: stipula di Accordi di Programma per lo sviluppo di un’economia “verde” a servizio della ricostruzione;
Risparmio delle risorse, rispetto dell’ambiente e delle tradizioni costruttive locali: sostegno fiscale alle esperienze di “auto-costruzione;
Aumento della qualità e del comfort all’interno degli spazi edifici pubblici abitativi (soprattutto scuole, palestre, ecc.) e aumento del benessere ecologico (inteso come Rispetto dei cicli naturali e come contrasto allo sfruttamento irreversibile delle risorse): check-up di tutti gli edifici pubblici e loro riconversione ecologica;
Riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti e di gas ad effetto serra: sostegno economico a produzione da fonti rinnovabili in impianti di piccola scala.