“L’università realizzi subito un laboratorio pubblico per tamponi”

Tra tutte le inefficienze socio-sanitarie che l’inadeguata preparazione a questa ondata di coronavirus sta purtroppo facendo venire tristemente alla luce, ce n’è una che ci fa restare particolarmente delusi/e e disarmati/e: quella relativa all’effettuazione di un numero consono di tamponi sul territorio.

Siamo la città dell’Università più antica d’Abruzzo, strettamente legata alla sua fondazione e alla sua storia. Una città che si definisce “della conoscenza”. Ma non siamo finora riusciti/e a sfruttare questa ‘naturale’ risorsa endogena, questo ‘asset’ si direbbe oggi, per “conoscere” nel modo più fitto e approfondito possibile l’infezione sul nostro territorio tramite la tecnologia dei tamponi in modo da contrastarla e prevenirla in modo adeguato. 

Come già avevamo fatto lo scorso marzo stimolando in tal senso il Primo cittadino, chiediamo all’Università e alle istituzioni locali che venga realizzato in tempi brevissimi un laboratorio pubblico che metta immediatamente a disposizione della popolazione tamponi gratuiti (o quantomeno convenzionati) per chi ne ha bisogno, al fine di contribuire al contrasto del virus.

Guardiamo anche alle altre città della nostra regione e non solo, per esempio al Centro di studi e tecnologie avanzate dell’Università di Chieti-Pescara, che durante la prima emergenza ha raddoppiato l’attrezzatura rinnovando gli sforzi a servizio del territorio, e facendo i tamponi per la Asl teatina. Oppure a Firenze dove un laboratorio dell’università ha iniziato a produrre gratuitamente il reagente necessario all’analisi dei tamponi per Covid.

L’Aquila, che vanta anche una componente universitaria all’interno dell’ospedale, avrebbe potuto sfruttare questo potenziale che è rimasto tuttavia inespresso a causa di mancanza di una visione e dell’inefficienza di una classe politico-amministrativa mai tanto inadeguata.

Così, invece di sfruttare una possibile eccellenza sul territorio, ci si è ritrovati ad avere una carenza di tamponi perfino sul personale socio sanitario ospedaliero, anche quando da settembre  sono iniziati ad entrare nel nosocomio aquilano, in numeri consistenti, i primi pazienti di questa seconda ondata dalla Valle Peligna e dalla Marsica, fino alla tempesta di queste ultime settimane quando ormai anche l’ospedale è drammaticamente diventato un cluster.

La politica locale ha espresso il peggio di sé, delegando consapevolmente il ruolo pubblico in piena pandemia ad un privato che – senza l’obbligo della tutela della salute pubblica – da un giorno all’altro, nel momento del maggiore bisogno, si è ritirato dalla scena. 

Fino ad allora all’Aquila i tamponi si realizzavano con ricetta medica pagando il prezzo pieno al privato. O almeno questo ha fatto chi poteva permetterselo. Decisamente inaccettabile. E il servizio pare ricominci oggi dopo una lunga pausa con un drive-in, ma alle stesse condizioni senza che nessuno dica niente.

Ora ci si trova in una situazione drammatica: nel piccolo laboratorio dell’ospedale sono finiti i reagenti e la nostra città non riesce a provvedere autonomamente alla realizzazione dei tamponi.

Siamo la città della conoscenza di biotecnologie, medicina e ingegneria: dobbiamo utilizzare questa capacità strutturale per il bene comune del nostro territorio subito. L’alleanza tra ateneo e sistema sanitario non solo potrebbe aiutare a superare la delicata fase in cui ci troviamo, ma permetterebbe alla provincia con il territorio più esteso d’Abruzzo, di avvalersi di un centro di riferimento anche dopo la fine dell’emergenza.

Che l’Università si specializzi nel fare tamponi e in altre tecniche relative il contrasto al contagio di coronavirus e venga finalmente integrata nella città come deve essere soprattutto in questo momento di profonda emergenza. 

Ci sono già i fondi per adeguare e potenziare i laboratori dell’ateneo, ci sono già le competenze per sfruttare al massimo le strutture. Non abbiamo scuse: Regione, Comune e Università agiscano ora.