Sentenza del Tar dell’Aquila: accolto il ricorso della famiglia non residente sui buoni alimentari

foto Tettamanti

Il Tar dell’Aquila ha accolto il ricorso della famiglia che abita all’Aquila ma non è residente in città, esclusa dal bando per i buoni alimentari del Governo a favore delle persone in forti difficoltà economiche a causa della pandemia.

È una vittoria in nome del rispetto dei diritti di tutti e di tutte, ottenuta grazie alla tenacia della famiglia ricorrente, alla professionalità degli avvocati Fausto Corti, Gianluca Racano, Andrea Piermarocchi e Francesco Rosettini, e alle organizzazioni della Rete Solidale che hanno ispirato e collaborato per i ricorsi.

Già prima della sentenza, emessa stamattina, nei giorni scorsi il Comune dell’Aquila è stato costretto a stanziare altri 100 mila euro, oltre ai 368 mila di provenienza governativa, per un nuovo bando sui buoni alimentari.

A questo sostegno alimentare potrà accedere anche chi dimora abitualmente all’Aquila e gli stranieri con permesso di soggiorno inferiore a 5 anni. C’è tempo fino a venerdì 15 maggio per fare la domanda online.

Per chi non avesse internet, un computer o non riuscisse a fare la domanda, è possibile recarsi a due infopoint attivati dalla Rete Solidale: Comunità 24 luglio (zona Santa Barbara, tutti i giorni dalle 10 alle 13, 320-3429618) e 3e32 (zona Collemaggio, tutti i giorni dalle 16 alle 19, 348-3156116) e altri tre attivati dalle reti associative con la Rete Solidale collabora: Casa del Volontariato (zona Aquilone, tutti i giorni dalle 10 alle 13, 324-8916723); Croce Rossa Italiana (viale della Croce Rossa, tutti i giorni dalle 8 alle 20, 0862-26061) e Punto Luce L’Aquila (zona Sassa, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e giovedì dalle 16 alle 19; 329-0171133).

Il Comune dunque ammette e riconosce la richiesta delle associazioni, che già prima della presentazione del primo avviso per i buoni avevano richiesto il rispetto dei diritti, ponendosi in un’ottica di collaborazione tra territorio e istituzione, senza ricevere risposte in cambio, fatta eccezione per una lettera dai toni sprezzanti da parte dell’avvocatura comunale.

Grazie a un’azione partita e sviluppata esclusivamente dal basso, le fasce più fragili della popolazione hanno ugualmente ottenuto 100 mila euro.

Si tratta di un piccolo aiuto, certo, richiesto a gran voce da movimenti e associazioni che da tempo lavorano con le fasce fragili delle comunità, che hanno un quadro della situazione territoriale e che per questo sarebbero meritorie di ascolto da parte delle istituzioni.