Collemaggio, solo passi indietro: l’amministrazione rigetta i progetti esistenti e non fa niente

Sono passati quasi nove anni dal sisma e per l’area dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio non è prevista alcuna riqualificazione.

Questa amministrazione infatti ha rigettato il progetto del “Parco della Luna” a cui come 3e32/ CaseMatte avevamo lavorato, provando faticosamente a collaborare con la scorsa amministrazione comunale la quale, seppure con lentezza, era giunta ad un accordo di collaborazione con l’Azienda sanitaria, proprietaria dell’area.

Il progetto puntava a riqualificare con 10 milioni di fondi europei una parte dell’ex Op con destinazione socio-sanitaria e culturale, tramite la creazione di un “albergo in Via dei Matti“, struttura ricettiva a tre stelle gestita anche da utenti della salute mentale e, più in generale, di spazi pubblici per attività sociali e laboratori artistico-artigianali. Luoghi collettivi che – invertendo il segno del manicomio – puntassero alla cooperazione, alla creatività, all’integrazione, alla creazione di lavoro, con particolare attenzione al coinvolgimento delle fragilità sociali ed alla prevenzione socio-sanitaria.

Il progetto, inoltre, era frutto di un percorso di partecipazione dal basso iniziato nel 2015, a partire dal manifesto sottoscritto da più di venti associazioni, “Collemaggio Cittadella Solidale della Creatività“, ed era stato presentato ed apprezzato.

Se la nuova amministrazione comunale non condivide può sostituirlo con un altro che ritiene migliore. Ma, ad oggi, niente di tutto questo è successo: quei fondi si stanno perdendo e Collemaggio resta un’area di 19 ettari in stato di degrado, profondamente abbandonata dalla proprietà e dal Comune, che pure dovrebbe considerarla un’area strategica, se non altro per la vicinanza con l’adiacente basilica (da poco rimessa a nuovo) ed il centro della città.

Non prendiamo sul serio neanche le parole pronunciate alla stampa dal Consigliere di maggioranza Giorgio De Matteis, secondo il quale quei fondi sarebbero stati recuperati dall’attuale amministrazione: i 10 milioni del Masterplan erano e sono lì, pronti ad essere utilizzati per lo sviluppo socio-sanitario-culturale di Collemaggio. Più passa il tempo, tuttavia, e più aumenta il rischio che vadano definitivamente persi.

L’unica cosa che si è riuscita a captare riguardo l’ex Op, tra indiscrezioni giornalistiche e rumors politici, è che quegli stessi dieci milioni che erano a disposizione per il Parco della Luna, il sindaco Biondi vorrebbe utilizzarli per la sede unica del Comune, per cui ci sono a disposizione già 35 milioni. Fantomatica sede unica che – dicono – potrebbe sorgere anche nella stessa Collemaggio, a scapito dei tanti commercianti fatti tornare in centro con bandi dedicati, lavoratori e lavoratrici che aspettano proprio che gli uffici tornino in centro per avere un po’ di ossigeno.

Noi pensiamo invece che l’area di Collemaggio debba prioritariamente essere adibita ad una destinazione socio-sanitaria e culturale perché quella è la sua storia e quella è la sua vocazione, principi su cui appunto si ispirava il progetto del Parco della Luna e che sono anche sanciti dalla legge che prevede che le aree ex manicomiali devono mantenere una relazione con la salute mentale e di comunità.

Il che sembrerebbe necessario e tanto più evidente in una città trasformata in cui è in corso, da anni, una pericolosa dispersione sociale, e una precarietà che sta procurando grandi disagi sociali e psicologici, a fronte di servizi assolutamente insufficienti e per cui c’è un enorme bisogno di spazi di aggregazione e attività adibite all’inclusione sociale ed alla cultura.

Non solo l’azienda sanitaria non attua la ricostruzione pubblica delle sue proprietà, ma anche il Comune sta rinunciando a farlo, perdendo 10 milioni destinati proprio a questo.

Come se non bastasse la Asl continua a pagare affitti a terzi tra cui, guarda un po’, proprio al Comune, nel caso dell’Ex Onpi dove sono stati trasferiti quasi tutti gli ambulatori prima presenti a Collemaggio, e dove sarà necessario spendere altri soldi pubblici per la creazione di parcheggi, al contrario già presenti a Collemaggio.

Il tutto mentre l’azienda afferma di non aver risorse neanche per tenere aperto otto ore al giorno il Centro di Salute Mentale, il minimo che viene garantito in tutte le altre città che non hanno subito, tra l’altro, terremoti importanti, e dunque traumi collettivi come il nostro.

Da quasi nove anni come Comitato 3e32 / CaseMatte ci battiamo per tenere alta l’attenzione sull’area, e per renderla vivibile e aperta almeno per quanto riguarda la parte vicina al nostro insediamento, rimettendo a disposizione, dal basso, uno spazio accogliente e diversi servizi alla cittadinanza, in primis alle fasce sociali più in difficoltà.

Grazie al percorso collettivo che abbiamo generato, altre associazioni negli ultimi anni sono entrate nell’ex Op, occupando alcune strutture utilizzate come ambulatori dopo il terremoto: associazioni legate anche alla salute mentale, all’autismo oltre che al teatro ed all’architettura.

Ciò nonostante – e nonostante le nostre ripetute richieste – la proprietà si ostina a non accendere una luce (neanche una!), nelle vie interne al quartiere, rendendo l’area persino difficilmente attraversabile ed esponendola a rischi sociali.

In più, aggiungiamo che l’unico ambulatorio che la Asl ha lasciato nel quartiere è quello relativo alle tossicodipendenze, che parte della popolazione giovanile più ‘problematica’ (e anche più povera) un tempo presente nell’area del terminal si è spostata anche nell’ex Op, che il Parco del Sole è chiuso ormai da tempo immemore e non è dato saperne la data di riapertura. Tutto, insomma, fa pensare ad una volontà di ghettizzazione, che vogliamo denunciare, oltre che combattere con tutti coloro che vorranno farlo insieme a noi.

Collemaggio ha bisogno di un progetto di riqualificazione subito, con destinazione socio-sanitaria culturale, in modo da non perdere i 10 milioni che erano stati trovati per realizzarlo. Ma ha bisogno anche di una cura quotidiana, a partire dai servizi basilari: pulizia, manutenzione, illuminazione, per restituire vivibilità all’area e far sentire le associazioni e le persone che la frequentano al sicuro. Se questo non accadrà le responsabilità saranno dell’amministrazione comunale, dell’Azienda sanitaria e della Regione.

Noi, come sempre, siamo pronti a dare battaglia.

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