Assolti anche nell’ultimo processo, fu repressione dello Stato

Oggi all’ennesima udienza nell’ennesimo processo per le mobilitazioni degli aquilani dopo il terremoto del 2009, 14 imputate e imputati nel processo per la manifestazione del 9 novembre 2010 (l’ultima visita di Berlusconi all’Aquila) sono stati assolti con formula piena perché il fatto non sussiste.
Quello terminato oggi è solo l’ultimo dei numerosi procedimenti che abbiamo dovuto subire in questi anni: 53 assoluzioni su 57 denunce, con 4 condannati che, siamo sicuri, verranno anche loro assolti in Appello. Non finiremo mai di ringraziare, innanzitutto, gli avvocati che per anni hanno assistito gratuitamente gran parte degli imputati. Non smetteremo di sottolineare lo spreco di soldi pubblici per questi processi assurdi.
Il respingimento di tutte le accuse che ci sono state mosse negli ultimi 8 anni ci porta a ribadire quello che affermiamo da sempre: in quella stagione di grande mobilitazione popolare fu messo in scena dallo Stato un meccanismo fortemente repressivo, con il chiaro obiettivo di indebolire un forte movimento popolare, oltre che di farci perdere decine di giornate in tribunale. Ne sono una dimostrazione le accuse, smontate una dopo l’altra, che vanno da assurde “violenze private” fino alla grottesca vicenda delle carriole, passando per l’accusa di “danno al patrimonio e d’immagine” nel caso di uno spazio come CaseMatte, che al contrario abbiamo riqualificato.
Noi proseguiamo a testa alta con le nostre battaglie: la riqualificazione dei quartieri come Collemaggio; la creazione di una reale alternativa sociale e culturale in città; la valorizzazione della aree interne; la redistribuzione delle ricchezze in una ricostruzione più giusta; l’opposizione a grandi opere inutili come quelle del gasdotto Snam; la richiesta di messa in sicurezza di tutti i territori che nella nostra regione, proprio in questi giorni, cadono a pezzi; l’inclusione sociale delle fasce della popolazione rese più deboli da questo sistema economico-politico clientelare.


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