Lo show dell’Expo e l’ennesima farsa dell’Italia che fa affari

no expo

eri a Milano la polizia ha nuovamente bloccato intere vie d’accesso ed effettuato nuovi sgomberi. La base di Solidarietà popolare, sede del comitato degli abitanti del Giambellino, è stata sgomberata. Tutto questo avviene a poche ore dall’inaugurazione dell’Expo. Il 1° maggio assisteremo all’ennesima passerella, all’ennesimo grande evento costruito ad hoc per gli affari dei pochi e il disagio dei tanti.

Lo show è prevedibile: rabbrividiamo a pensare a quanti sorrisi ipocriti, discorsi aulici, flash accondiscendenti, cravatte e burattini daranno vita allo spettacolo. Scene che come aquilani e aquilane, attivisti e attiviste, non possono non farci tornare alla mente i giorni del post-sisma e del G8 aquilano, quando la città terremotata si trasformò nel palcoscenico televisivo di un premier e dei “grandi della Terra”, il tutto supportato abilmente da una Protezione Civile dedita all’organizzazione di grandi eventi. Migliaia di sfollati nei campi tenda fecero da inconsapevoli comparse al gigantesco talk show organizzato dal governo.

La storia, purtroppo, si ripete e il meccanismo è sempre lo stesso: i grandi eventi [Expo, G8, etc.], come le grandi opere [Tav, Mose, Muos, etc.], sono frutto di un’organizzazione criminosa ideata ad hoc da questo sistema politico-economico, dove sono sempre le stesse cricche e gli stessi comitati d’affari che guadagnano e speculano, drenando soldi della collettività.

In tutto il Paese i nomi di chi vuole al contempo l’Expo e lo sgombero delle case a Milano sono i nomi di chi picchia e arresta in Val di Susa, o di chi ha represso le assemblee nei campi dopo il terremoto. E come la “grande opera” della lenta ricostruzione dell’Aquila sta inondando di denaro le tasche di pochi a fronte di una disoccupazione e precarietà di massa, così l’Expo si sta rivelando un esperimento di “volontariato” di massa. Pochissimi posti di lavoro retribuiti, tanti stage e tirocini gratuiti, tante ore di lavoro non pagate.

E’ per questo che siamo solidali con gli abitanti del Giambellino e i comitati No Expo milanesi, così come siamo complici e solidali con tutti quelli che si oppongono alle grandi opere inutili generatrici di malaffare, e agli impianti che devastano i nostri territori e con tutte le persone che quotidianamente si oppongono a un sistema economico e politico che non ci appartiene, e anzi devasta le nostre comunità e le nostre vite.

Dietro il grimaldello finto buonista della “mancanza di cibo nel mondo”, l’Expo promuove un modello di “democrazia finanziaria”, dove più paghi più conti, e realtà come Coca Cola e Mc Donald, tra i principali responsabili degli squilibri economici, ecologici ed alimentari del mondo, avranno padiglioni delle dimensioni di uno Stato.

L’Expo si è insinuato in questi mesi nei territori – compreso il nostro – per “marchiare” eventi e iniziative territoriali, e ripulirsi la faccia degli affari perpetrati per l’organizzazione del “grande evento”. Noi non ci stiamo, perché è lo stesso meccanismo che portò il governo a organizzare il G8 in una città militarizzata, promettendo che i “grandi della Terra” avrebbero fatto la loro parte per la ricostruzione del nostro territorio. Promesse, naturalmente, vane e fasulle.

Invitiamo tutte e tutti al corteo nazionale del Primo Maggio a Milano per dire no all’Expo e ai grandi eventi, no alle grandi opere e alla cementificazione del territorio. Per dire invece sì alla messa in sicurezza dei territori, alla ricostruzione degli stessi e a un nuovo modello economico che non si basi sullo sfruttamento e sulle devastazioni.

3e32 / CaseMatte

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