Le mani sull’asilo

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Esattamente 4 anni fa decidemmo assieme ad altri concittadini e studenti universitari di riprenderci quel centro città che versava in uno stato di semi-abbandono, avvolto com’era dalla cappa di quell’immensa zona rossa che lo caratterizzava (tuttora in parte). Trovavamo ingiusto che edifici semi-agibili versassero in uno stato di abbandono totale, senza alcun progetto di recupero, mentre migliaia di metri cubi di cemento distruggevano l’ambiente circostante.

L’amministrazione comunale sbandierava ai 4 venti la riapertura del centro storico e la sua necessaria ricostruzione ma nei fatti era totalmente immobile nel far partire i lavori e le destinazioni d’uso di diversi edifici del centro che in breve tempo avrebbero potuto tornare a vivere. Dal canto nostro non volevamo abbandonare la città come in troppi hanno fatto e pretendiamo tuttora di essere partecipi della sua ricostruzione e vitalità. E’ così che decidemmo di prendere e ridare vita allo stabile sito in viale Duca degli Abruzzi, ora noto come Asilo Occupato. Un edificio tenuto buio e vuoto da dopo il terremoto nonostante avesse subìto pochissimi danni e che in quel momento serviva come il pane per tutti quei giovani che avevano deciso di resistere in questa città e che erano desiderosi di dare il loro contributo creativo alla sua rinascita. Peraltro senza consumare alcun metro di suolo!

La vera rivoluzione prodotta da questo atto è stata proprio la rottura dei rapporti sociali e istituzionali che ancora oggi caratterizzano la vita in questa città. Abbiamo deciso di non chiedere il permesso a nessuno, di non barattare alcunché, di non cedere ad alcuna promessa, tantomeno a voti di scambio. Abbiamo agito e basta! Dal basso e in modo autorganizzato.

Da quel momento l’asilo occupato ha vissuto di vita propria, in modo totalmente autogestito. Vi sono transitate centinaia di persone, gruppi, compagnie teatrali, band musicali, collettivi, movimenti locali e nazionali, artisti e associazioni. Alcune di queste ultime vi hanno anche stabilito la sede dopo averla persa in seguito al sisma.

Non sono mancati i momenti difficili ma l’asilo è comunque andato avanti in questi 4 anni, attraversando diverse fasi, ma mantenendo la sua autonomia politica e culturale.

E’ per questo che ci fa rabbia vedere e leggere da qualche tempo che, appena il comune ha paventato un possibile inizio dei lavori di recupero, tutta una serie di persone e realtà all’improvviso rivendicano un posto lì dentro, addirittura con raccolte firme e progettini ingegneristici con tanto di assegnazione degli spazi interni.

Troppo facile smuoversi solo adesso dopo che in questi quasi 6 anni, in tanti non hanno fatto altro che criticare e schierarsi sempre col più forte, oltre che salire sul carro del vincitore ad ogni tornata elettorale, locale o regionale.

Noi del Comitato 3e32 ci sentiamo partecipi di quest’esperienza autogestita in centro città insieme a tutte, le associazioni e le individualità che con le loro attività hanno portato avanti l’asilo in questi anni e che ora non possono essere messe da parte.

Ci auspichiamo invece che questa rete che in questi anni ha contribuito in varia misura a dar vita e carburante all’esperienza dell’asilo prenda l’iniziativa per avanzare una propria proposta progettuale da prendere in seria considerazione per quello che sarà il nuovo asilo.

Per noi una prima vittoria l’asilo occupato comunque l’ha già ottenuta: la destinazione d’uso dello stabile sarà sociale. Vigileremo affinché dietro questa affermazione non si celi alcun bando di assegnazione degli spazi ritagliato ad hoc per i soliti noti.

Siamo orgogliosi che l’edificio sarà ricostruito e tornerà a vivere, costituendo un importante spazio di socialità, cultura ed aggregazione in centro storico. E’ una vittoria dell’occupazione dell’asilo e di chi vi ha partecipato, senza stare ad aspettare le solite promesse ripetute da anni.

E’ da queste realtà che si deve partire per riprogettare il futuro di questo spazio e di questa città.

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