Studenti, sugli spazi sociali i rappresentanti politici vi prendono in giro da anni, non regalategli altre passerelle

 

 

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Studenti, sugli spazi sociali i rappresentanti poitici vi prendono in giro da anni, non regalategli altre passerelle… noi del comitato 3e32 in questi anni siamo sempre stati al fianco delle vostre battaglie, supportando le vostre azioni come potevamo: a volte un megafono, a volte un furgone, a volte ospitando a CaseMatte le vostre assemblee.

Lo facciamo perché siamo consapevoli dell’importanza delle forme di occupazione, auto-organizzazione ed autogestione, in particolare nelle scuole, per la difesa dei diritti degli studenti ma anche per far fronte al disagio che coinvolge tante fasce sociali del nostro territorio, in particolare da dopo il terremoto.

Lo facciamo ancor più perché da sempre denunciamo la drammatica mancanza di spazi sociali e di aggregazione per i giovani, di luoghi dove far vivere iniziative culturali, sociali e di comunità.

L’esperienza del 3e32 infatti, pochi giorni dopo il terremoto, è nata proprio da qui, dal bisogno irrinunciabile di uno spazio (fisico e politico) dove potersi riappropriare dei momenti di socialità, di espressione artistica ma anche del diritto a decidere del nostro futuro, che il sisma ma anche la gestione autoritaria della Protezione Civile, ci stava strappando.

Questo percorso ci ha portato attraverso manifestazioni, carriole, manganellate, denunce ed anche occupazioni di spazi. L’esperienza del 3e32, che era nata sotto forma di tendopoli autogestita, rischiava infatti di finire nell’autunno del 2009, di fronte alla mancanza di uno spazio fisico dove trasferirsi. Le ripetute richieste al Comune ed alle istituzioni erano rimaste completamente inascoltate. E’ così che abbiamo capito che se volevamo continuare a far vivere quel percorso, che per noi rappresentava il diritto a contribuire alla ricostruzione sociale, ad autodeterminare il nostro futuro – un diritto per noi irrinunciabile – l’unica possibilità era di smettere di elemosinare una risposta dai rappresentanti politici, ed andare a prendercela da soli.

E’ per questo che nell’ottobre di 5 anni fa siamo entrati nel bar dell’ex ospedale psichiatrico di ColleMaggio, uno spazio pubblico abbandonato e lasciato al degrado, e con il nostro lavoro lo abbiamo ristrutturato e riaperto alla città, trasformandolo attraverso centinaia di iniziative in un luogo di incontro, aggregazione, cultura, arte, socialità, progettazione, elaborazione politica. Un luogo che tanti di voi hanno attraversato e vissuto.

In questo modo ci siamo riappropriati di quei diritti che le istituzioni continuavano a negarci, e per questo 11 di noi sono sotto processo, con l’assurda accusa di “danno di immagine” da parte della ASL, quando l’unico danno è stato quello di aver dimostrato con la nostra azione la loro indifferenza ed incapacità nella gestione di un’area pubblica fondamentale per la città.

Stessa cosa è valsa per l’asilo di Viale duca degli Abruzzi. Un edificio agibile e di tantissimi metri quadri, contiguo al centro storico, lasciato vergognosamente vuoto all’indomani del sisma nonostante la sete di spazi sociali della città. Occupato nel 2011 anche da ragazzi delle superiori come voi che non vollero più credere alle false promesse dei politici.

Non ci sono mai piaciuti i paternalismi, e per questo non vogliamo assolutamente dare lezioni o consigli di alcun tipo, ma crediamo che sia importante condividere questa esperienza, che ci ha insegnato che i diritti non si elemosinano dando palcoscenici al politico di turno o alle stesse istituzioni che da anni negano una risposta concreta al bisogno di spazi di socialità dei giovani, i diritti si strappano, anche rischiando qualche denuncia, come state facendo voi adesso, e per questo avete tutta la nostra solidarietà. Ma è fondamentale dare continuità e contenuti a questo protagonismo e non lasciarlo nelle mani dell’ennesima promessa non mantenuta della nostra classe politica.

Noi continueremo a supportarvi e siamo sempre disponibili per un dialogo ed un confronto, ma ci piacerebbe che più che i politici coinvolgesse le tante realtà associative ed auto-organizzate che quotidianamente si impegnano nel sociale e nella cultura per provare a costruire dal basso un cambiamento reale, a partire dalla nostra città.

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