Il metodo Augustus applicato all’Italia #19ottobre

La crisi è un ottimo antidoto alle rivendicazioni popolari di diritti e bisogni sociali. E’ da diversi anni infatti che il capitale sta cercando di scalfire tutte quelle conquiste maturate nel dopoguerra grazie all’azione di milioni di lavoratori e lavoratrici. Quale occasione migliore di una crisi internazionale per ripristinare interamente il proprio ordine sociale e politico?

E’ la shock economy, l’economia che sfrutta i disastri per trarne profitti e imporre proprie regole.

A L’Aquila la crisi l’abbiamo conosciuta e subìta sotto forma di terremoto 4 anni e mezzo fa.

E abbiamo funto incoscientemente da palestra per l’instaurazione dell’attuale regime che regge l’Italia da un po’ di tempo. Ormai i governi sfruttano infatti l’emergenza per autoinsediarsi e autoproclamarsi di salvezza nazionale, senza ovviamente alcun mandato elettorale.

Da Monti a Letta siamo sotto scacco di governi commissariali sempre più ampi e che attuano i diktat della Bce e delle politiche di austerity targate Ue. Non esiste più un parlamento eletto dal popolo ma solo giullari alla corte del Don Rodrigo di turno. Non esistono più partiti di massa ma solo oligarchie.

Chi osa ribellarsi viene fatto passare per disfattista o complottista e viene messo a tacere con le buone o con le cattive.

Tutte scene che a L’Aquila abbiamo vissuto nell’immediato post-sisma, quando un intero territorio è stato occupato militarmente dal governo Berlusconi tramite i reparti della Protezione civile di Bertolaso e soci in affari (peraltro oggi tutti sotto inchiesta).

Le popolazioni locali sono state esautorate da ogni decisione sul futuro, dai progetti di ricostruzione, dal diritto di parola e critica.

Tutte le decisioni più importanti, dagli insediamenti provvisori ai modelli di sviluppo da adottare, sono state prese da commissari speciali, ovviamente estranei al cratere sismico e dunque poco sensibili alle richieste della popolazione terremotata.

L’ordine era di sorvegliare e punire. La gestione dell’emergenza era cosa loro, i profitti pure.

Il danno fatto però resta a noi.

Chi ha osato parlare e alzare la testa ha subìto circa 70 denunce ed è stato fatto passare come nemico pubblico da mettere alla gogna. Paradossalmente gli sciacalli venuti a L’Aquila sul carro della shock economy si autoproclamavano salvatori e benefattori mentre noi eravamo i disfattisti che volevano male al territorio.

Oggi ci ritroviamo senza più una città ma con tanti insediamenti che si sviluppano per decine di km da est a ovest, senza più un’anima. Migliaia di appartamenti fatti costruire ex novo a costruttori senza scrupolo, molti dei quali sono vuoti per mancanza di abitanti. Centinaia di ettari distrutti dal cemento e dall’ingordigia. Migliaia di persone costrette a vivere lontane dalla propria città o paese.

E’ anche per questo che ci sentiamo particolarmente vicini alle rivendicazioni della manifestazione-assedio del 19 ottobre. Vogliamo riprenderci le città, i centri storici svenduti, le abitazioni sfitte e continueremo a lottare contro tutte le zone rosse d’Italia.

Assedieremo anche noi quei ministeri e palazzi che stanno massacrando milioni di persone con le loro politiche di austerity. E che stanno massacrando la nostra città e i paesi del cratere impedendone una pronta ricostruzione.

Mai più new-town, mai più deportazioni di massa verso squallide periferie senza servizi!

Poniamo l’assedio in ogni città!

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