La ricostruzione per noi è un’idea giusta per cui lottare

In risposta all’articolo di Totò di Giandomenico dal titolo “Mi dichiaro reo confesso: sono per l’unità istituzionale con l’obiettivo della ricostruzione dell’Aquila e del suo territorio” pubblichiamo quanto segue:

Dopo la confessione di Totò, abbiamo capito che purtroppo a resistere ?attivamente in questo territorio contro la macelleria sociale, gli ?scippi e la distruzione dello stesso siamo un pò di meno. Un pezzo di ?movimento è definitivamente saltato dalla parte degli avversari e noi ?non possiamo che prenderne atto e salutarlo.?C’era già successo due anni fa, quando l’allora “conferenza dei ?comitati” si sciolse. Molti che l’avevano insieme a noi fatta crescere ?preferirono passare dall’altra parte. Ma lo fecero a bassa voce e in ?maniera dignitosa, senza ipocrisia e senza tentare di traghettare con ?loro altre persone. Non c’era allora il populismo di adesso.?Adesso, tramite “il nuovo corso dell’assemblea cittadina” e le parole di ?uno dei suoi leader, Totò Di Giandomenico, prendiamo atto che questa ha ?abbandonato definitivamente ogni sua indole movimentista e proposta ?conflittuale per divenire semplice luogo di discussione con le ?istituzioni.

Luogo e non soggetto quindi, anche se su questa ?contraddizione che nessuno vuole risolvere marciano i più svariati ?giochetti politici.?Basta manifestazioni quindi, basta proteste, è sufficiente far parlare ?Chiodi e tutti gli altri sotto il tendone. A questo tentativo di ?pacificazione non ci stiamo, anche perchè già nell’estate 2009 Chiodi intervenne in un’assemblea cittadina a via Strinella, affermando le stesse identiche vuote amenità che hanno contraddistinto le sue parole sotto il tendone di Piazza Duomo. Da più di due anni ne abbiamo viste di tutti i colori e, purtroppo, dai ?tempi di Bertolaso fino ad oggi non abbiamo visto un attore ?istituzionale che si battesse lealmente per il bene della città e del ?suo territorio in questo momento di eccezionale difficoltà. A partire ?dal decreto Abruzzo che dal Giugno 2009 affida la ricostruzione ?del’Aquila ai gratta e vinci, abbiamo stilato pagine e pagine di proposte alternative puntualmente inascoltate. Adesso anche “Il Centro”, attraverso l’editoriale di Sergio Beraldi di domenica scorsa, cambia i connotati del “giornale di servizio”, per rivolgere ?critiche politiche fondate al Commissario per la Ricostruzione e ?Governatore della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. Quando anche gli organi ?espressione dei poteri forti scrivono quello che ha scritto Beraldi, occorre essere davvero più realisti del re per stendere il tappeto rosso ?a Chiodi come fa il nostro Totò, sommando al danno la beffa.?Le critiche che anche “Il Centro” assume sono le stesse che noi ?ripetiamo da anni, e che sono presenti anche all’interno del consiglio ?regionale: Chiodi ha perso il senso della realtà. Il suo unico obiettivo ?è che apparentemente i conti tornino, e il terremoto gli è funzionale in ?questo gioco.  L’importante è obbedire a quanto venga detto da Roma e ?applicare il modello Berlusconiano in Abruzzo, proprio durante il periodo di maggior crisi del Premier, in un paese ridotto in macerie a causa sua.

 

Poco importa se il supposto abbattimento del debito della sanità sia ?stato possibile anche scippando 47 milioni di euro dal premio ?assicurativo dell’ospedale San Salvatore ancora a pezzi, che i posti ?letti siano diminuiti, e che ci vuole più di un anno di attesa per ?un’ecografia. I conti tornano, sulla pelle degli abruzzesi e dei ?terremotati.?Aggiungendo il peso politico nullo che Chiodi garantisce all’Abruzzo, ?appeso solo ad un uomo di malaffare come Gianni Letta, è comprensibile ?perché questa regione non abbia gli stessi diritti delle altre pur essendo ?in piena emergenza reale. Ma per Chiodi va tutto bene, mentre la ?ricostruzione dell’Aquila è al palo e noi semplicemente non abbiamo ?futuro.?Totò, tu segui pure la tua strada di compassato politico, avrai fatto ?i tuoi calcoli. Noi ci battiamo e continueremo a batterci come abbiamo ?sempre fatto con ogni mezzo necessario, senza arrenderci e senza farci affiggere dalla sindrome di Stoccolma. Vogliamo le dimissioni di Chiodi ?da commissario e presidente della regione e una ricostruzione ?dell’Aquila che venga dal basso, dalla partecipazione estesa della ?popolazione, contestualmente al fatto che tutta l’attuale classe politica ?locale venga spazzata via. Questo è possibile farlo già adesso con ?l’autorganizzazione e il protagonismo sociale di cui ognuno dovrebbe ?sentirsi investito.?Non possiamo permetterci di scoraggiarci, né di mollare. Quando lo faremo ?avremo lasciato passare un modello costituito da una miscela che va dai ?soprusi atavici di Fontamara alla ricostruzione-vergogna in Irpinia, con l’unica differenza che qui la camorra più che altro si chiama cricca e si muove dentro ?i palazzi del potere (nazionale e locale).?Per noi in questa situazione non si può che partire dal conflitto, ?dall’autogoverno e dalla politica dal basso per riprenderci diritti e ?dignità. Noi ne sentiamo la responsabilità storica e non smetteremo di ?saper individuare il nemico e indicarlo a chi ancora non sa scorgerlo. ?Siamo convinti che bisogna dare un colpo di sterzo radicale prima che ?sia tardi e non rassegnarsi a prendere l’unica direzione impostaci, ?quella dei “cafoni” contro cui ogni giorno viene inventata una nuova ?legge e perpetrato un nuovo inganno. Noi continuiamo ad essere convinti ?che a L’Aquila ci siano energie nuove che dimostrino che il nostro territorio si possa emancipare dalla Fontamara descritta da Ignazio Silone. In fondo è per questo che siamo vivi, che esistiamo e resistiamo qui. La ricostruzione per noi non è una parola da agitare, una sorte di spauracchio su cui discutere a vuoto mentre qualcuno se la ride. La ricostruzione per noi è un’idea giusta per cui lottare, e la stiamo già mettendo in pratica.

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