Intervista a Luigi Fabiani, Presidente Asm

Incontriamo Luigi Fabiani, presidente della Asm, municipalizzata del Comune dell’Aquila che si occupa di rifiuti e anche di macerie.

Quel’è lo stato dell’arte a oggi del processo di rimozione delle macerie?
Allo stato attuale i soggetti coinvolti in virtù delle ordinanze, a partire da Decreto 39, il Decreto Abruzzo, trasformato il legge 77 e poi tutte le ordinanze successive, fino ad arrivare all’ultima la 3923 e al successivo decreto 51 del Commissario Delegato Chiodi, i soggetti coinvolti sono i Vigili del Fuoco e l’Esercito Italiano e sono coadiuvati dall’Asm che è la società multiservizi del comune dell’Aquila che si occupa della gestione dei rifiuti. Questo perché il decreto 39 ha assimilato fin da subito, nell’articolo 8, le macerie ai rifiuti solidi urbani con il codice CER 200399 e quindi di per sé ha già delineato tutto il processo. Questo poteva avere un senso per quelle che erano le macerie derivanti da crolli o per demolizioni su ordinanza del Sindaco per siti pericolanti da abbattere immediatamente. Dopo due anni si potrebbe strutturale il passaggio in maniera un po’ più logica, cioè le macerie non possono essere assimilate ai rifiuti se derivano da una ristrutturazione di una casa, non c’è n’è più bisogno. Prima tra le macerie si trovava di tutto tra cui oggetti personali, oggetti affettivi, valori, pistole, abbiamo trovato un po’ di tutto, una cassaforte chiusa per cui andava fatta una cernita. C’era l’amianto adesso invece trattandosi di demolizioni selettive credo si possa fare un nuovo processo. Però ci sono ancora da levare quelle che stanno per terra da due anni e che probabilmente nascondono anche quelle una serie di rifiuti oppure di oggetti assimilabili ai rifiuti. Allo stato attuale c’è un rallentamento enorme perché nei primi mesi dal novembre 2009 fino al marzo 2010 cioè fino alla comparsa delle carriole si procedeva con una media di circa 500 tonnellate al giorno. Quando subito dopo il movimento delle carriole, è intervenuta la Ministra dell’Ambiente Prestigiacomo, che promise che in nove settimane avrebbe sgombrato L’Aquila si è scesi di botto a 150 tonnellate al giorno perché c’è stato tutto un inseguirsi di normative e di ordinanze, di rinvii, che hanno di fatto bloccato tutto. La cosa più grave che è successa a livello di tempo è che da marzo 2010 fino a novembre 2010, la Sogesid, che è una società controllata dal Ministero dell’Ambiente che era stata incaricata di occuparsi di questa cosa non ha sciolto la riserva se volesse partecipare o meno a questa cosa. Quindi siamo stati otto mesi senza poter toccare nulla in attesa che la Sogesid dicesse la sua. A novembre per bocca del consulente dirigente Mascazzini che si pronunciò in assemblea dicendo si interveniamo indicando che il tutto andava fatto con una filiera pubblica, da quel momento ci sono voluti altri quattro mesi per far uscire un’ordinanza che è uscita il 18 febbraio, la 3923 che è la famosa montagna che ha partorito il topolino perché in questa ordinanza si è fatta ancora un po’ più di confusione. Questo è il motivo del ritardo. Attualmente siamo risaliti, siamo intorno ai 250/300 tonnellate al giorno, dipende dai siti su cui stiamo lavorando. Nel frattempo la ex Teges, la cava di Pontignone, si è riempita.

Visualizzazione ingrandita della mappa SITO EX TEGES
Attualmente sono lì dentro 120mila tonnellate e non abbiamo, perché la normati va ancora non ce lo consente, nessuna possibilità di trattare queste macerie, nonostante ci siano dei buoni progetti e dei buoni processi, perché ancora deve essere autorizzato l’acquisto del vagliatore/trituratore. Il progetto è uscito a fine aprile adesso noi dobbiamo fare una gara. Abbiamo chiesto di poter fare una procedura accellerata ai sensi dell’art. 57 del decreto legislativo 163 e invece sembra che dobbiamo fare una gara europea. Una gara europea vorrebbe dire questo trituratore prima dei prossimi sei mesi non arriverà. Allora significa che l’unica cosa che possiamo fare con queste macerie è deconferirle ovvero fare una gara e cercare qualcuno che se le prenda. Questo dal mio punto di vista è la cosa peggiore che potesse succedere. Le macerie sono utilissime come materia prima/seconda dopo la vagliatura e il trattamento perché possono essere utilizzate come sottofondo viario. Sappiamo che stanno facendo il palazzetto dello sport a Centi Colella, i giapponesi ce lo stanno regalando, però ci hanno chiesto di fare il massetto con le macerie riciclate e purtroppo per adesso non lo possiamo fare. Questa è la situazione ad oggi.
Sono stati identificati altri siti per lo stoccaggio delle macerie?
L’area del cratere è stata divisa in sei ambiti omogenei tra di loro. Probabilmente alla luce della nuova sentenza del TAR si dovrà formare un settimo ambito. Questi sei ambiti sono stati identificati per zone omogenee per cui Barisciano e tutta la valle intorno da Fossa fino a San Demetrio, poi c’è Goriano Siculi, poi Pizzoli, L’Aquila, poi uno nel teramano, uno a Popoli. Ognuno dovrebbe avere un punto di conferimento nel proprio ambito. Però è un discorso poco importante perché sappiamo che almeno il 50%, se non di più, delle macerie sono nel comune dell’Aquila e probabilmente il comune dell’Aquila quello che seguiterà a produrne ancora di più perché le ristrutturazioni più importanti sono a L’Aquila, negli altri paesi i danni sono stati sostanzialmente minori. Ognuno di questi siti, ora partirà Barisciano come primo sito, dovrà cominciare a fare la raccolta, la selezione e lo smaltimento.
Si parla di un nuovo commissario per le macerie.
Fin da quando è uscita la 3923 ho detto che mi opponevo a questo sistema commissariale primo perché il sistema commissariale lo ritengo inutile a prescindere e perché veniva a complicare una situazione che era semplicissima. Il processo relativo alla selezione e smaltimento delle macerie è paradossalmente facilissimo ovvero, i sindaci indicano le priorità, intervengono i vigili del fuoco e poi l’Asm secondo la capacità. I vigili del fuoco a giugno avranno sette mezzi nuovi quindi si potranno attivare nove linee in contemporanea. Si è invece pensato che il Commissario delegato nomina un soggetto attuatore il quale, sentito il comitato istituzionale, che è composto dai 58 sindaci, che adesso diventeranno 65, regione, province, vigili del fuoco, Noe, carabinieri, Asm, Arpa, Università cioè sarà un comitato composto da 90 persone che dovrebbe decidere che cosa fare. Il soggetto attuatore poi, sentito il comitato istituzionale, dovrebbe far partire la rimozione. Una complicazione assurda su una cosa che era di facilissima risoluzione.
Uno dei problemi principali quindi è l’acquisto di questo vagliatore/trituratore che permetterebbe di liberare la Teges e iniziare il riciclo delle macerie e la produzione di materia prima seconda
Il vagliatore/trituratore ci sono vari modelli in circolazione, ce ne sono alcuni che sono impianti fissi altri mobili. Noi abbiamo ipotizzato fin dall’inizio un impianto mobile che potrebbe essere utilizzato non solo alla Teges ma anche in tutte le altre sedi in cui dovremmo andare a fare il servizio perché in teoria si dice che anche in altri ambiti dovrebbe intervenire l’Asm. È un impianto che può vagliare e triturare 650 tonnellate di macerie l’ora quindi svuoteremmo Pontignone nel giro di 20 giorni non di più e ha la capacità di dimensionare il prodotto finale, se vogliamo fare blocchi da 10 cm o da 3 cm possiamo sceglierlo tranquillamente. Nella gara che c’è stata data dalla Sogesid per l’acquisto di questo trituratore si parla di, per fare un paragone, di un battilardo a mano rispetto a un frullatore elettrico. Cioè una macchina che fa 250 tonnellate, che le fa senza una pezzatura predefinita, come capita capita, che significa che se vuoi dei pezzi più piccoli li devi ripassare più volte nella macchina quindi non si capisce il perché di questa scelta, stiamo chiedendo ulteriori delucidazioni. Però è fondamentale perchè questo è quello che consente di trasformare un problema in una risorsa perché da sassi diventa materia prima/seconda e si creerà una forma di economia per tutti i paesi colpiti dal sisma. Nel decreto 39 e nelle ordinanze successive c’è scritto che il Provveditorato alle Opere Pubbliche ha l’obbligo di acquistare almeno il 30% del materiale dal riciclo delle macerie e questa è una cosa importante perché invece di buttarle o di riempirci Pontignone potremmo farci qualcosa di buono.
Allo stato attuale il futuro di Teges senza questa macchina?
La macchina dovrebbe arrivare. Con le procedure normali ci vogliono sei mesi prima che saremo in grado di cominciare a tritare e in ogni caso il futuro di Teges è il ripristino ambientale cioè verrà tombata per cui una parte delle macerie uscirà per essere utilizzata come sottofondo viario e cose del genere e il resto andrà usata come riempimento della cava. Su questo riempimento c’è da fare un piccolo excursus. Il materiale può essere utilizzato in un modo o in un altro, tipo argini fluviali o sottofondo viario o riempimento di cave, a seconda della presenza di solfati all’interno. Ogni volta bisogna fare delle quartature, andare a vedere la presenza di solfati e quindi destinare quel materiale. È anche vero che l’Università, il prof. Galeota che tratta di materiali da costruzione, ci ha detto che basta andare a mischiare la terra dei progetti c.a.s.e. Con il prodotto della triturazione degli inerti per avere delle presenze di solfato abbastanza differenti quindi si potrebbe utilizzare per ogni scopo.
Qual’è la situazione del sito di Barisciano?
Barisciano finalmente sta partendo. Il sindaco che è soggetto attuatore credo che stia per nominare il coordinatore del servizio il quale già ci ha contattato per dire che vuole che il servizio sia fatto da Asm perché quando ci sono in ballo i soldi la presenza di un’azienda pubblica dà una garanzia che altri possono non dare. Su mille mele una marcia ci può stare allora troviamo le macerie dentro al lago del Salto, troviamo che rimuovendo le macerie a San Massimo stanno portando via un affresco e la storia ci insegna che i casalesi sono diventati tali dopo il terremoto dell’Irpinia non con i soldi della ricostruzione ma bensì con le macerie allora io credo che la filiera pubblica Vigili del Fuoco, esercito Italiano, Asm come azienda pubblica non dovendo fare il così detto money washing o spostare interessi privati sicuramente può garantire una maggiore qualità oltre al fatto che, e questa è una cosa su cui mi sto battendo in tutti i modi, è un’occasione di lavoro per una città che conta 12.000 disoccupati. Se le macerie dureranno cinque anni, se per fare la selezione, che noi facciamo in sito, e rimozione delle macerie, ogni linea di lavorazione sono sette/otto persone vorrebbe dire che, se noi riuscissimo ad aprire contemporaneamente dieci linee potremmo mettere a lavorare 80 persone, chi per tre mesi, chi per sei mesi, chi per un anno a seconda della zona su cui si sta lavorando però è un po’ di economia che ritorna in questa città.
Quando si tratta di demolizioni o comunque di lavori all’interno di edifici privati qual’è il ruolo delle ditte nella rimozione delle macerie?
L’ordinanza 3923 art. 1 comma 2 dice che le ditte devono eseguire demolizioni selettive conferendo il materiale selezionato nei cassoni messo a disposizione dall’Asm perché in ogni caso gli unici autorizzati al trasporto sono i vigili del fuoco e l’Asm. Noi andremo a mettere, laddove è una singola casa probabilmente metteremo solo dei teli per impermeabilizzare perché non possono essere poggiate a terra, poi con un ragno andremo a raccogliere il ferro piuttosto che il legno o le macerie, invece laddove ci sono più palazzi che stanno ricostruendo metteremo a disposizione cassoni per tutti sotto il nostro controllo per garantire che non ci sia in mezzo l’amianto piuttosto che altre cose. Oggi abbiamo fatto una riunione per dire all’area sisma che è quella che dà le autorizzazioni alle aziende per fare le demolizioni o altri interventi che in ogni caso ci devono chiamare a noi che andiamo in loco valutiamo, mettiamo i cassoni e ci preoccupiamo di controllare che la selezione venga fatta bene.
Non c’è il rischio che il trasporto venga così lasciato solo a voi, ai vigili e all’esercito non divenga troppo lenta?
La lentezza si creerebbe lo stesso perché se ogni ditta potesse conferire dove meglio crede immaginatevi uno scenario: un camion per ogni cantiere probabilmente da qui a qualche mese vorrebbe dire migliaia di camion che girano. Il posto dove si può conferire però è uno solo che è Pontignone. Si creerebbe una fila di camion per tutta la strada che porta a Pontignone per ogni ditta che deve andare a scaricare. In questo altro modo visto che ci sono una serie di punti di raccolta che sono le aree di cantiere poi saremo noi con l’esercito e con i vigili, ad andare a conferire secondo una tempistica che viene data dall’azienda. Quindi loro si devono occupare di andare a riempire i cassoni dove li trovano secondo le indicazioni che li daremo noi e saremo noi a smaltire di seguito.
Qual’è la tempistica prevista?
I vigili del fuoco hanno stimato cinque anni io dico che la rimozione delle macerie da crolli probabilmente finirà nei prossimi mesi, non è rimasto molto, il grosso rimane sempre quello dell’Aquila, quello della demolizione per ricostruzione seguirà la ricostruzione. Certo se si entrerà a Piazza San Pietro tra tre anni probabilmente tra sei anni ancora si produrranno macerie da conferire in discarica. Su quanto è esistente allo stato attuale, quei famosi 4 milioni di tonnellate, 2 milioni e mezzo di metri cubi, in cinque anni è stato stimato che verranno rimossi tutti. È una questione di mezzi. Se ci danno i mezzi a sufficienza saremo rapidissimi, se tutti quanti hanno i mezzi si crea un ingorgo.
Da che dipende l’apertura di nuove linee?
Dipende soltanto dalla disponibilità dei mezzi dei vigili del fuoco. Fino ad oggi, per tutto l’ultimo anno, hanno lavorato con soli due mezzi per cui noi abbiamo potuto lavorare soltanto su due linee e infatti alternativamente siamo stati a Piazza D’Armi a via Roma, poi siamo andati a Pile al nucleo industriale, poi siamo andati a Onna, a San Gregorio, domani inizieremo a Tempera, portiamo queste due linee dove necessita però in virtù dell’acquisto fatto dai vigili del fuoco a fine maggio inizio giugno dovrebbero arrivare altri sette mezzi e in più dovrebbero arrivare quattro dei sei mezzi che noi abbiamo chiesto quindi si potrebbe arrivare con una decina di linee in contemporanea che significherebbe mettere a lavorare una ottantina di persone e quindi accellerare un po’, tra cui gli operai del Centro Turistico del Gran Sasso che è stata una battaglia particolare percé a novembree prendemmo l’impegno che nessuno sarebbe andato a casa. In questo momento mandare a casa la gente con tutto quello che viviamo è la cosa peggiore da fare. Per fortuna la funivia ha lavorato fino al 30 aprile per cui sono stati occupati là però a partire da maggio dovremmo riprenderli man mano che si aprono le linee. C’è stato un brutto episodio cioè che in prossimità della scadenza degli interinali che abbiamo preso loro ancora non erano pronti per essere chiamati, siccome la legge non consente di andarti a prendere gli operai dove capita, dovevamo aspettare che venissero messi in cassa integrazione e allora per non sospendere il servizio abbiamo rinnovato gli interinali e appena apriamo le linee di Tempera, San Gregorio, Roio chiamiamo gli operai del Centro Turistico.
Ad oggi quante persone lavorano?
14 persone nella selezione tramite agenzia interinale poi abbiamo un’altra quindicina di persone che si dedicano solamente al settore macerie. Riassorbiti tutti quelli del Centro Turistico del Gran Sasso ci sarà occupazione per altre 40 o 50 persone con tempi diversi.

Un commento

  1. […] adeguati per lo svolgimento esclusivo di un servizio così imponente, come emerge anche dall’intervista rilasciata alla MediaCrew di CaseMatte dal Presidente dell’ASM Fabiani. Il rischio è quello […]

Lascia un commento